Reale e raffigurazione artistica hanno un rapporto che si può far risalire alla notte dei tempi. Pablo Picasso e altri autori del suo tempo hanno rivoluzionato l’idea che l’arte dovesse essere solo una rappresentazione fortemente veritiera del reale. Tale idea era stata investigata anche precedentemente, mai però con siffatti risultati.
Questo scarto, definito dall’autore come de-coincidenza, ha tolto la pittura da una salda aderenza alla contingenza. Tale limite valicato può però presupporre una nuova, inusitata, ricerca verso il reale. La modernità ha rivoluzionato la precedente coincidenza tra tale presupposto e la pittura. Proprio andando oltre a questo confine la contingenza non può quindi avere una sua declinazione peculiare. Non per nulla Jeffrey Deitch, nella mostra Post Human all'inizio degli anni Novanta, aveva presentato una nuova presa di contatto dell'arte dopo la disgregazione del reale. Dal rivolgimento proposto già dal moderno è nato anche questo. Inoltre c'è anche dell'altro.
Secondo l'autore, la vita si dispiega solo da scarti dalla “ retta via “. La chiusura del mondo in certi vicoli chiusi non può che provocare una ricerca di apertura per chi non vi si adegua. Nelle proprie regole del gioco l'arte presuppone una non conformità al puro reale. Qui si muove la de-coincidenza, la quale attiva sempre una promessa di mutamento per l'avvenire di tutti. In tale percorso ci si può imbattere pure nella creatività, proponendo nuove possibilità esistenziali per l'intera umanità.
- Stefano Taddei
François Jullien
Il gioco dell'esistenza. De-coincidenza e libertà
Feltrinelli, pp.128
Komentar