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Francesco Lo Savio è un nome che purtroppo ancora non ha avuto il giusto riscontro. Meritoria diventa questa proposta editoriale che segue la recente mostra personale al Mart di Trento e Rovereto.


Gli studi e il confronto con l’architettura sono stati il rovello non solo estetico dell'autore. Le Corbusier è il nome tutelare di tanto del suo operare. Non l'unico però. Roma, Marsiglia e altre realtà sono i luoghi in cui si dipana la narrazione. Si confrontano e scoprono le grandi peculiarità di un percorso artistico che, comunque, ha dovuto inframmezzarsi con differenti situazioni e personalità. Francesco Lo Savio risulta particolarmente isolato sul suolo italico, mentre più apprezzamento riscontrò in Germania. Nel 1960 l’autore partecipò alla mostra a Leverkusen Monochrome Malerei. Tale evento segnò l’internazionalità della ricerca del nostro. Non si devono però dimenticare le propaggini di un tragitto estetico che era particolarmente connesso con l’attualità. Il libro ne sa dare i peculiari rimandi. La solitudine di tale percorso non poteva però che portare l’autore ad uno sfinimento mentale. Questa congiuntura diventò quindi per l'individuo Francesco Lo Savio insostenibile. Chiude il testo una presentazione/interpretazione delle ricerche dell'autore e delle peculiarità che le hanno contraddistinte.


- Stefano Taddei


Riccardo Venturi

Passione dell’indifferenza Francesco Lo Savio

Humboldt Books, pp.160

Le serie TV hanno rivoluzionato indelebilmente i canoni della produzione cinematografica e televisiva. Questa situazione riguarda però tutta la creatività contemporanea.


Il processo è certamente ancora in atto e sta ribaltando tutte le dinamiche insite nella fruizione. Quello dei telefilm era un mercato televisivo e a determinati orari. Ora è divenuto, grazie ai diversi dispositivi mobili ( senza dimenticare la distribuzione via internet di Netflix ) e anche ai cambi insiti nella società nella divisione tra tempo lavorativo e quello libero, un fenomeno che ha allargato la sua portata. Certe serie non sono frutto della creatività di un regista ma si basano sull’autore o, meglio ancora, sullo showrunner, e (ri)nascono o muoiono grazie al numero di fruitori. L’offerta è veramente rilevante, per tantissimi gusti differenti. Tale modalità espressiva ha poi notevolmente modificato anche il concetto di fruizione nel senso che molti non sono più prodotti d’intrattenimento ma presuppongono una buona cultura dello spettatore per essere compresi appieno. Tali e vari rimandi presenti nelle vicende, inoltre, non sono solo di tipo cinematografico. In tempi non sospetti registi da cinema come David Lynch e Lars von Trier si sono cimentati in serie TV. Dalle prime soap, portatrici di valori conservatori, si è arrivati all'attualità, dove i protagonisti di tali vicende rispecchiano i tempi odierni con scarsi vincastri etici e si fanno amare per la propria peculiarità o genialità. Il cinema e le serie TV sanno poi fortificarsi a vicenda e sanno pescare anche nelle più recenti valvole creative presenti. L'autore propone una disamina veramente variegata. De Il trono di spade e The Walking Dead si rimarca il lato cinico della narrazione. Qui infatti le scene più cruente non hanno nessuna particolare cesura nel flusso narrativo. Grande interesse hanno poi le serie distopiche, segno evidente dell'insoddisfazione per la situazione sociale odierna da parte degli spettatori più fedeli. Attraverso queste produzioni si propongono nuovi modelli culturali, raccontando storie in cui ognuno può confrontare o influenzare il proprio modello di vita. Finite le grandi narrazioni, rimangono mille rivoli dove trovare un senso al sussistere. Ecco quindi che l'uomo, sempre più stretto in complicanze o alienazioni dal ( non più ) simile, trova una nuova lettura della realtà in questi prodotti. E non si tratta di distrazione o stacco dall'attualità. I mass-media modulano ormai ricerche che travalicano la mera comunicazione o informazione. Tramite le serie TV si snodano infatti percorsi estetici, filosofici e tanto altro che non si possono ignorare. Certo la produzione appare forse esagerata ma stiamo parlando comunque di produzioni di notevole livello. Questo è un dato di fatto incontrovertibile e, come ho già scritto ma è bene ribadirlo, riguarda tutto il mondo creativo.


-Stefano Taddei


Alessandro Alfieri

Galassia Netflix

L'estetica, i personaggi e i temi della nuova serialità

Villaggio Maori Edizioni, pp. 160

All’inizio degli anni Sessanta, in ambito newyorchese ma non solo, l’arte emergente trovò un nuovo collezionismo slegato dalla critica e che si rifaceva a nuove modalità strategiche di promozione. In questo ambito, nel 1964, il gallerista Seth Siegelaub aprì la sua galleria e ne definì una modalità espositiva con grande rilevanza riposta verso il marketing.


Dal 1966 cambiò strategia utilizzando un appartamento, il Max’s Kansas City, una società di servizi e altro che gli sarebbe servito, man mano, allo scopo. Le aziende amavano l’arte più sperimentale e cercavano da essa una più moderna immagine vendibile. Qui si mosse con notevole piglio Siegelaub. Negli stessi anni Joseph Kosuth e il concettuale, con la loro idea di arte in forma d’idea, crearono problematiche al tipico mercato del contemporaneo. C’era bisogno di nuove modalità in tale ambito. Anche qui Siegelaub non si mostrò impreparato e lavorò copiosamente sull’immagine di alcuni autori. Kosuth gli fu di notevole aiuto e i due collaborarono in una strategia coinvolgente in favore dell’Arte Concettuale del tempo. In Douglas Huebler: November 1968, con un catalogo-mostra rilevante, il ruolo di Siegelaub fu di veicolo d’informazioni che resero lo spettatore più partecipe e aprirono questo tipo di ricerche a più persone. La stessa mossa si svolse per il lavoro di Lawrence Weimar ma la più grossa elaborazione si riscontrò riguardo l’operare di Robert Barry, autore che voleva andare oltre il fatto visivo. In questa congiuntura Siegelaub, specialmente per una mostra da lui organizzata a Los Angeles nel 1969, spostò sulla pubblicità qualsiasi riscontro tangibile rispetto a quest’arte che si presentava senza referenze riscontrabili. Il marketing divenne una sorta di nuova modalità di fruizione estetica. La comunicazione stava cambiando e con essa l'informazione. Importanti furono gli studi di quegli anni di McLuhan e Fiore. Seth Siegelaub, nel 1968, organizzò la mostra The Xerox Book, dove sette artisti presentarono il proprio progetto che fu riprodotto in fotocopia. Tale modalità si legava ai tempi e andava oltre la presentazione formale dell’opera d’arte. L’arte poi si preannunciava sempre più globale e fu la volta della rassegna, dislocata con aperture e spazi fuori New York, July, August, September 1969. Infine, tra altre cose, propugnò una sorta di diritto d’autore per gli artisti, il The Artist’s Reserved Right Transfer and Sale Agreement, che li aiutasse anche dal punto di vista commerciale. Ciò cercava di arginare il gran potere finanziario dei collezionisti e delle gallerie ma andava contro a quanto sostenuto dall’Arte Concettuale. All’inizio degli anni Settanta tale ricerca ebbe notevole successo. A quel punto Seth Siegelaub non partecipava più alla partita ma aveva, precedentemente, scardinato tanti orpelli ormai desueti dell’arte contemporanea.


- Stefano Taddei


Alexander Alberro

Arte Concettuale e strategie pubblicitarie

Johan & Levi Editore, pp. 216

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