Dopo un periodo di chiusura per lavori di ristrutturazione il 17 dicembre il Pac di Milano ha riaperto le proprie porte con “Trasporto Eccezionale”, mostra che si inserisce nell’indagine sulla generazione di artisti contemporanei italiani nati negli anni sessanta portata avanti dall’istituzione milanese.
Il progetto, a cura di Diego Sileo, presenta il lavoro dell’artista bolognese Eva Marisaldi, proponendo un vasto corpus di opere che va dai lavori storici a quelli più recenti fino alle nuove produzioni pensate appositamente per l’occasione. La mostra tuttavia non si pone come una retrospettiva, né tantomeno come un’antologica, quanto piuttosto come una semplice occasione di scoperta e di immersione nella poetica dell’artista; come evocato dal titolo stesso, si tratta infatti di un invito al viaggio, al “lasciarsi trasportare” dalle tante opere che, senza rispondere a dettami di carattere cronologico o tematico, popolano con grande libertà lo spazio espositivo. A tale scelta curatoriale si somma l’eterogeneità di linguaggi adottati da Marisaldi: fotografia, video, installazioni, azioni, performance, tecniche più tradizionali come il disegno e il ricamo si susseguono in un percorso che risulta quanto mai variegato.
L’impatto è dunque quello di un affastellamento di lavori assai diversi tra loro che generano inevitabilmente un iniziale senso di disorientamento in chi guarda richiedendo così uno sguardo più attento su queste opere.
Siamo accolti da Welcome (2018), tre nastri da ginnastica di dimensioni ridotte, che azionati da bracci meccanici, producono un moto continuo ma scattoso generando così una sorta di azione respingente ma allo stesso tempo attrattiva nel visitatore che è invitato dall’opera stessa ad entrare. Questa contraddizione trapela da molte delle opere di Marisaldi, un meccanismo spesso innescato dal largo utilizzo da parte dell’artista del prelievo di matrice duchampiana; l’oggetto estrapolato dal quotidiano, infatti, si svela sotto una luce nuova, perde come di dovere le sue funzioni d’uso e viene piegato alla scoperta di aspetti nascosti di quella stessa realtà da cui proviene.
E’ il caso ad esempio del grande pannello giallo fatto con post-it dal titolo Omissioni (1997): i post it gialli sono stati alterati con matite colorate generando così un quadro di diversi toni dello stesso colore con allusione ai diversi modi in cui è possibile comunicare una stessa cosa e quindi alle omissioni presenti nei resoconti.
Altrettanto eloquente è Senza Titolo (2018) un teatrino dove due cucchiai sospesi su fili come marionette, duellano tra loro. Il duello tra i cucchiai vuole essere un omaggio ad Antonio Gramsci e più nello specifico all’episodio raccontato in Quaderni dal carcere dello spettacolo di benvenuto, organizzato dai detenuti, che consisteva in un duello cavalleresco fatto con dei coltelli. Marisaldi cambia i coltelli con i cucchiai mettendo in scena un combattimento ipnotico e attrattivo, reso tale anche dal rumore generato da questi due cucchiai che si allontanano per poi sbattere l’un l’altro rivelando la generale attenzione dell’artista nei confronti dell’elemento sonoro. Interessante è infatti l’importanza della componente uditiva nel lavoro di Marisaldi, aspetto testimoniato anche dalla sua felice collaborazione con il musicista e compositore, Enrico Serotti in alcuni lavori come Porto Fuori (2017) e Musica per Camaleonti (2003).
Visitando la mostra la sensazione è dunque quella di trovarsi in una sorta di “teatro dell’assurdo” dove ciò che ci è familiare ci sorprende e ci pone domande.
Eva Marisaldi. Trasporto Eccezionale.
Periodo: 18 Dicembre 2018 - 3 Febbraio 2019
Orario di apertura: Mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30- 19.30. Martedì e giovedì 9.30 - 22.30. Chiuso lunedì
Dove: PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea
Via Palestro, 14, Milano
Ingresso: intero € 8, ridotto € 5, gratuito minori fino ai 6 anni.
- Giulia Zompa