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Questo inverno Hauser & Wirth St. Moritz presenta Alberto Giacometti: Faces and Landscapes of Home, una mostra che riporta l’artista svizzero nel cuore dei luoghi che lo hanno formato: Stampa e Maloja, nella remota Val Bregaglia.


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Alberto Giacometti at his worktable in Stampa, 1964 © Succession Alberto Giacometti / 2025, ProLitteris, Zurich

Curata da Tobia Bezzola, l’esposizione raduna dipinti, sculture e disegni che raccontano il legame profondissimo tra Giacometti, la sua famiglia e il paesaggio alpino della sua infanzia. Un ritorno alle origini che non è solo geografico, ma anche emotivo e creativo.


Accanto alle opere dell’artista, la mostra integra le fotografie di Ernst Scheidegger, amico intimo e compagno di viaggio, che dagli anni Quaranta fino agli anni Sessanta documentò la vita quotidiana di Giacometti tra Parigi e la Svizzera. Le sue immagini rivelano un lato raccolto e quasi domestico dell’artista: momenti al cavalletto, scambi silenziosi con la madre o con la moglie Annette, pause contemplative nelle stanze della casa-studio di Stampa.


Giacometti cresce in Val Bregaglia in una famiglia immersa nell’arte: il padre Giovanni è uno dei grandi moderni svizzeri, celebre per le sue vedute alpine luminose. Non stupisce quindi che i primi soggetti del giovane Alberto, negli anni Dieci e Venti, siano la madre, il padre e i paesaggi che gli stanno attorno. Schizzi delicati, austeri e intimi al tempo stesso, che definiscono già i temi centrali della sua ricerca: la figura umana, la luce, l’osservazione del reale.


Helen Chadwick,Self Portrait, 1991.Jupiter Artland Foundation.© Estate of HelenChadwick. Courtesy Richard SaltounLondon, Rome, New York
Alberto Giacometti Monte del Forno 1923 Oil on canvas 60 x 50 cm Private Collection, Switzerland © Succession Alberto Giacometti / 2025, ProLitteris, Zurich

Nel 1922 l’artista si trasferisce a Parigi, desideroso di emanciparsi da una tradizione che sente troppo stretta. Qui incontra l’avanguardia: cubismo, arte tribale, surrealismo. Sperimenta, si mette in crisi, cambia direzione. Ma, come mostra l’allestimento, il legame con la Svizzera non si interrompe mai. Negli anni della Seconda guerra mondiale torna a lavorare stabilmente a Ginevra e fa frequenti ritorni a Stampa e Maloja, luoghi dove ritrae ossessivamente le persone a lui più care: la madre, Diego, Annette. Figure che diventano, nel tempo, veri e propri archetipi della sua scultura.


In mostra compaiono opere cesellate nel bronzo, come Tête au long cou e Petite buste de Diego, insieme a disegni tardi delle montagne che frequentò per tutta la vita. Sono testimonianze di un dialogo continuo tra partenza e ritorno, tra la Parigi cosmopolita e il rifugio intimo delle Alpi.


Le fotografie di Scheidegger completano questo racconto, restituendo il ritmo quotidiano dell’esistenza di Giacometti: un artista inquieto e urbano, ma anche un figlio delle montagne, legato a quella terra da una fedeltà profonda e quasi segreta.


Hauser & Wirth St. Moritz

Via Serlas 22, 7500 St. Moritz


Date

13 dicembre 2025 – 28 marzo 2026

 
 

Dal 6 dicembre 2025 al 10 gennaio 2026, la Sala Biffi apre le sue porte ad Anatomia della contemplazione, la nuova mostra di Laura Villani, a cura di Chiara Cardini.


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Laura Villani, Sempre nuovo è il giorno, 2025

In questo spazio raccolto, quasi una piccola stanza di lettura sospesa nel tempo, l’artista pavese presenta ventiquattro opere inedite su carta: una sorta di diario visivo, un Grand Tour immaginario dove il passato più remoto incontra oggetti familiari del presente.


Villani lavora con il pastello su carte pregiate, ognuna preparata con un fondo acrilico diverso, come se ogni opera fosse una pagina autonoma ma parte di un’unica narrazione. I colori sono essenziali, sobri, illuminati da lumeggiature che aprono spiragli di luce o rivelano improvvisi accenti iridescenti. Il disegno, rigoroso e intuitivo allo stesso tempo, diventa lo strumento con cui l’artista indaga il legame profondo tra umanità e natura.


Il titolo della mostra suggerisce che la contemplazione abbia una sua forma, una struttura interna che Villani invita a esplorare. Nei suoi paesaggi sospesi emergono rovine classiche, templi, frammenti marmorei che dialogano con elementi domestici, come lampadari o poltrone, in accostamenti che generano cortocircuiti poetici. In Il canto di Orfeo, ad esempio, le colonne di un tempio fronteggiano una montagna candida, evocando un altrove mitico; mentre in Il dialogo dei giorni, acque tranquille, architetture antiche e una tenue fonte luminosa convivono in un equilibrio meditativo.


Helen Chadwick,Self Portrait, 1991.Jupiter Artland Foundation.© Estate of HelenChadwick. Courtesy Richard SaltounLondon, Rome, New York
Laura Villani, Vestale, 2025

Tra le opere più emblematiche, Sempre nuovo è il giorno mette in scena la mano del Colosso di Costantino accanto a una poltrona moderna in bilico su una roccia: un incontro spiazzante che trasforma l’archeologia in esperienza contemporanea. È proprio in questi accostamenti inaspettati che Villani costruisce la sua riflessione: un attraversamento tra ciò che permane e ciò che muta, tra visibile e invisibile, tra ciò che sappiamo e ciò che intuiamo.


Le opere diventano così spazi di silenzio e rivelazione, dove il paesaggio non è semplice sfondo, ma un territorio mentale in cui si incontrano memoria, desiderio, spiritualità. Un invito a sostare, a osservare, a lasciarsi condurre in un tempo sospeso.


Fancy Dress and Sculptures Photograph Book, 1974. Leeds Museums and Galleries (Henry Moore Institute Archive of Sculptors’ Papers). © Estat e of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York
Laura Villani, il canto di Orfeo, 2025

La mostra è anche occasione per riscoprire il percorso dell’artista, che dopo un passato musicale e una lunga esperienza nell’incisione, negli ultimi anni ha trovato nel disegno e nella pittura la forma più compiuta della propria ricerca. Le sue opere, oggi presenti in importanti collezioni pubbliche e musei internazionali, confermano una poetica raffinata, capace di fondere classicità e contemporaneità con naturalezza.


Galleria Biffi Arte

P.zza sant'antonino - via chiapponi, 39, Piacenza


Date

6 dicembre – 10 gennaio 2026

 
 

Dal 4 dicembre 2025 al 4 gennaio 2026, il Museo Sant’Orsola di Firenze ospita Acquilunio, la prima mostra personale di Emanuele Caprioli (Milano, 1993), un progetto espositivo che nasce dal confronto diretto con l’opera di Andrea “Bobo” Marescalchi.


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Andrea Marescalchi, Senza-titolo, [farfalline-+-teoria-della-potenza-del-continuo]

La mostra si inserisce all’interno dell’iniziativa “Uno, qualcuno, chicchessia: sulle tracce di Andrea Marescalchi”, promossa dall’Archivio Marescalchi in occasione dei dieci anni dalla scomparsa dell’artista e realizzata grazie al sostegno di Toscana in Contemporanea 2025.


Curata da Valeria D’Ambrosio con il contributo di TAB – Take Away Bibliographies, Acquilunio esplora la relazione tra forze naturali e presenze umane, mettendo al centro due elementi primari: acqua e luce. È da queste due entità – effimere, mutevoli, ma capaci di lasciare tracce profonde – che prende forma il progetto di Caprioli. L’artista, che da anni lavora sul confine tra fenomeni atmosferici e percezione collettiva, rende visibile ciò che di solito rimane inosservato: condense, riflessi, gradienti luminosi, micro-eventi che plasmano la nostra esperienza quotidiana dello spazio.


Il cuore della mostra è il dialogo visivo tra due nuove opere site-specific di Caprioli e due lavori di Marescalchi provenienti dall’archivio: Senza titolo (Farfalline), un'opera su carta della metà degli anni Novanta che intreccia matematica e gesto calligrafico, e Cascata, una grande opera degli ultimi anni di vita dell’artista. Accostati nello spazio ancora in cantiere del Museo Sant’Orsola, questi lavori generano un confronto sul tempo, sulle sue ripetizioni e sulle sue trasformazioni. Per Marescalchi, infatti, non esistono fasi o periodi: la sua produzione è un flusso continuo in cui motivi, forme e ossessioni riaffiorano come moti d’acqua.


Helen Chadwick,Self Portrait, 1991.Jupiter Artland Foundation.© Estate of HelenChadwick. Courtesy Richard SaltounLondon, Rome, New York
Bobo studio via toscanella © Museo Riz à Porta, 1997 -1

Acquilunio è il risultato di una residenza che Caprioli ha svolto tra luglio e ottobre 2025 presso l’Archivio Marescalchi. Qui, grazie al supporto di TAB, ha avuto accesso a materiali, opere e documenti, dando vita non solo alla mostra, ma anche a una pubblicazione collettiva che raccoglie riflessioni, immagini e testi prodotti durante il percorso.


La scelta del Museo Sant’Orsola – un luogo in trasformazione che riaprirà ufficialmente nel 2026 – amplifica il senso di sospensione e metamorfosi che attraversa la mostra. Come parte del ciclo espositivo The rose that grew from concrete, Acquilunio dialoga con l’idea di rigenerazione, di tracce che sopravvivono al tempo, di spazi che rinascono attraverso l’arte.



Fancy Dress and Sculptures Photograph Book, 1974. Leeds Museums and Galleries (Henry Moore Institute Archive of Sculptors’ Papers). © Estat e of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York
Uno qualcuno chicchessia, Foto Giulia Lenzi

Caprioli, che lavora con elementi primari come luce, aria, fuoco e acqua, offre qui una meditazione delicata e percettiva sul nostro rapporto con il mondo. La sua pratica, che coinvolge spesso il pubblico come attivatore di fenomeni invisibili, trova nel confronto con Marescalchi un terreno fertile: due sensibilità distanti ma unite dalla capacità di ascoltare ciò che accade ai margini, nelle pieghe del reale.


Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica 277, 59100, Prato


Date

21 novembre – 10 maggio 2026

 
 
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