Anna Marzuttini (Gemona del Friuli, 1990) è una pittrice che vive e lavora tra Cerneglons (UD) e Venezia. Consegue nel 2018 il diploma di Secondo Livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Durante gli anni passati in Accademia partecipa a diversi workshop ed esposizioni collettive organizzate dall’Atelier F, a cura del professore Carlo Di Raco.
Nel 2017 prende parte alla mostra collettiva di Grafica d’Arte “Guardatemi il più possibile” alla Galleria internazionale d’Arte Moderna, Cà Pesaro (Venezia). Nel 2018 ottiene uno studio presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 2019 è una delle tre vincitrici del Combat Prize nella sezione Art Tracker che la porta a partecipare ad un’esposizione collettiva, insieme a Giorgia Valli e Clarissa Baldassarri, presso Lucca Art Fair 2020.
Come definiresti la tua pratica artistica e quali sono le tematiche che indaghi?
Credo che una caratteristica fondamentale della mia pratica artistica sia l’istintività. Nel momento in cui il pennello entra in contatto con la tela devo sentirmi interessata a qualche forma ma contemporaneamente svincolata da altre responsabilità, altrimenti il pensiero ed il segno si irrigidiscono, perdendo la spontaneità che, nel mio caso, credo sia un fattore irrinunciabile del mio lavoro. Le decisioni più ragionate le prendo a distanza dal quadro, senza che possano inibire i gesti più espressivi.
La tematica principale intorno a cui si sviluppa il mio lavoro è il “selvatico”, inteso come ciò che è indisciplinato, ruvido, spinoso, inospitale. Sono attratta da tutto ciò che è lontano dall’artificio umano, per quanto possibile. Mi affascina la naturalezza in cui la vita si è sempre sviluppata e come potrebbe continuare a svilupparsi anche senza l’uomo, prendendo strade imprevedibili. Mi interessano molto le forme organiche, mi danno la possibilità, tramite il disegno, di esteriorizzare ed archiviare delle informazioni estetiche che poi vengono rielaborate all’interno dello spazio della tela, dando vita a nuovi piccoli mondi mentali.
Quando hai deciso che ti saresti occupata di arte?
Non penso di averlo mai veramente deciso. Credo che in qualche modo non avessi altra scelta, ho sempre avuto una netta predisposizione verso la manualità e il disegnare è sempre stata un’attività spontanea, una necessità. Quindi, dopo il Liceo Scientifico, ho deciso di iscrivermi all’Accademia Di Belle Arti di Venezia, dove ho scoperto la pittura che nel tempo è diventata la mia occupazione principale.
Ti sei formata a Venezia: come ha influito questo specifico contesto nella definizione del tuo lavoro?
Venezia è stata una tappa fondamentale per la definizione del mio lavoro. Oltre al fatto di aver avuto la possibilità di vivere per anni in una città d’arte, di scambi culturali e ricca di stimoli, se non avessi frequentato l’Accademia di belle Arti e nello specifico l’Atelier F, il corso del professore Carlo di Raco, forse non sarei mai arrivata a raggiungere la stessa consapevolezza della pittura che ho oggi. Ci sono capitata quasi per caso, ed è stata una fortuna: ho trovato un ambiente molto formativo e stimolante, dinamico e basato sulle peculiarità delle persone. Grazie all’Accademia, si è formata a Venezia un’ottima concentrazione di talentuosi giovani artisti, di cui una buona parte dopo aver concluso il percorso di studi, ha deciso di fermarsi in città condividendo spazi dove continuare a lavorare e mantenendo una rete di legami tra i diversi nuclei. Questo grazie anche alla peculiare conformazione della città che, essendo particolarmente a portata d’uomo, favorisce i rapporti tra i suoi abitanti.
La tua pratica comprende la pittura e l’illustrazione. Ci sono degli interessi o delle direzioni comuni? Stai sperimentando anche altre tecniche?
Pittura e illustrazione per me sono due linguaggi diversi ma in qualche modo confinanti. L’illustrazione, essendo un’arte applicata, è caratterizzata da un aspetto narrativo intrinseco con il quale un illustratore si deve confrontare, mentre la pittura deve essere espressione libera, pura ricerca e sperimentazione.
Per me la pittura ha tempi lunghi, nel senso che ci vuole più tempo a capirla e a metabolizzarla, ed è imprevedibile perché il risultato non sarà mai quello che avevo in mente ma mi sorprenderà sempre. Diversamente sarebbe limitante.
Nell’illustrazione, anche grazie a strumenti come il digitale, un’immagine può essere modificata più volte, in modo controllato, fino a ottenere il risultato desiderato, dando ben poco spazio al caso. Inoltre, l’illustrazione ha una natura prettamente figurativa e narrativa mentre nella pittura questi aspetti, nel mio caso, non sono palesati.
Cerco di portare avanti parallelamente entrambe le discipline ed esse si nutrono l’una dell’altra. Grazie alla ricerca pittorica il mio approccio all’illustrazione cerca di essere più sperimentale sia riguardo al linguaggio che alla tecnica, d’altro canto l’illustrazione mi aiuta ad avere una visione più razionale e precisa nell’elaborazione di un’immagine. Ultimamente sono incuriosita anche da altre tecniche, come ad esempio la scultura che vorrei far dialogare con la pittura.
Oltre alla partecipazione alla prossima edizione di Lucca Art Fair, che progetti hai in programma per il futuro?
Per tutto il mese di febbraio parteciperò ad un workshop organizzato da Fondazione Malutta allo spazio Punch in Giudecca (Venezia). Vorrei poi prendere parte a qualche residenza d’artista, specialmente all’estero. Nel frattempo, continuo a lavorare, come sempre.
- Il team di CampoBase (Irene Angenica, Bianca Buccioli, Emanuele Carlenzi, Gabriella Dal Lago, Ginevra Ludovici, Federica Torgano, Stefano Volpato)
LUCCA ART FAIR - ART TRACKER
Dal 27 al 29 novembre 2020
Casermetta San Frediano, via delle Mura Urbane - 55100 Lucca
T +39 3311303702
E info@luccaartfair.it
W www.luccaartfair.com
La mostra è visitabile nei seguenti orari
venerdì: 17.00 - 20.00; sabato e domenica 10.00 - 20.00
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