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Siamo in una congiuntura di disturbo continuo da media e social media. Questo riguarda anche la cultura. La ponderazione, il silenzio, la solitudine non paiono consoni alla ricerca estetica contemporanea.



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Siamo inoltre in una situazione in cui c’è un continuo riverberarsi del passato, il quale si presenta con le vesti del cambiamento ma in realtà mantiene tutto in stallo. Queste constatazioni muovono e fanno muovere i vari spunti che si possono trovare nel testo in questione. I diversi prodotti tecnologici non permettono uno stacco che lascia fluire un percorso creativo. I link rimandano continuamente a dei saperi senza controllo alcuno, in un marasma informativo che uccide continuamente anche l’immaginazione. La facilità poi della possibile decodifica di quello che non conosciamo o ci si presenta come ostacolo rappresenta un ulteriore impedimento. In tale modalità di stare al mondo infatti non ci mettiamo in gioco ed evitiamo, tramite uno scatto creativo, di trovare soluzioni personali. La continua produzione attuale di dispositivi d’immaginazione è consona al fatto che, in mezzo a questo profluvio estetico, ci si accontenti dello status quo. Dietro a tutto ciò c'è un capitalismo in salsa accattivante e che pare essere l'unico modo di stare al mondo. Ogni idea apparentemente diversa sembra essere già immessa nel flusso preordinato della finanza. La mediazione della tecnologia si sostituisce al reale, proponendoci una semplificazione che è consona al mantenimento dell’ordine costituito. La solita emotività di massa, con ricerca di scandalo che possa dare qualche passaggio mediatico in un sistema informativo dominato dalla mediocrità, viene veicolata da tante arte contemporanea. La sessualità o la religione sono alcuni di questi, soliti, temi abusatissimi. Siamo inoltre, come si ricordava prima, in un finto mondo dominato dalla creatività. Secondo l’autore una delle possibilità che ha la contemporaneità di uscire da questo vicolo cieco è di trovare un più consono rapporto con il passato. Il già trascorso può tornare ad apparirci, sulla scorta del pensiero di Horkheimer e Adorno, come speranza di cambiamento fallito ma che può riverberarsi con la stessa carica incendiaria nel presente. Qui può attuarsi anche un nuovo percorso creativo, non più legato ai media e al flusso informativo da loro continuamente proposto. Gli uomini devono provare però insoddisfazione per il presente, non beota magnificazione.


-Stefano Taddei


Francesco Panaro

Contro la cultura

Esseri e universi ben invisibili

Mimesis Edizioni, pp. 148

 
 

Il pop è ancora considerato un fenomeno che ha inciso maggiormente in ambito musicale. In realtà è un settore estetico molto ampio, che ha invaso vari settori culturali e continua a manifestarsi anche attualmente in numerosi rivoli.



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Questo libro, seppur con brevi ma pregnanti passi dedicati ad eventi o personaggi topici, si presenta come una summa che può intersecarsi copiosamente con altre ricerche artistiche. Anche solo la partecipazione di Lou Reed e di Lady Gaga ad alcune performance di Marina Abramović testimonia tale contatto. Per non parlare della Plastic Ono, band di John Lennon e Yoko Ono. Inoltre lo spettacolo ( finito con una rissa ) del 10 giugno 1977 dei Sex Pistols sul Tamigi, di fronte a Westminster, organizzato dal loro manager Malcolm McLaren, per suonare God Save the Queen, non si può considerare come una performance ? Nel testo vengono riportate inoltre alcune sortite di personaggi musicali in ricerche artistiche differenti. Non si può non ricordare in tale senso però, tra i più rilevanti ma non gli unici, percorsi inversi come quello di Peter Blake per i Beatles o Andy Warhol per i Rolling Stones o i Velvet Underground ( un gruppo rock visuale, secondo la giusta interpretazione di Jerome Sans ). In Italia, ad esempio, abbiamo avuto Le Stelle di Mario Schifano. Viene perciò anche in mente il connubio non solo artistico tra Manic Street Preachers e Jenny Saville, o lo stesso gruppo che omaggia Willem de Kooning nella canzone Interiors. Vincent Van Gogh è stato invece un compagno inquieto di Joni Mitchell. Una parte del testo viene dedicata agli artisti che hanno omaggiato il pop, da Andy Warhol con Triple Elvis fino a The Abramovic Method citato precedentemente. Non mancano poi i riferimenti al Dada, a Luigi Russolo e Marcel Duchamp, senza scordarsi, tra gli altri, Kurt Switters e Frank Zappa. Poi ci sono i brani ispirati ad altre ricerche come la picassiana Guernica ( 1989 ) degli Stone Roses. E' la volta inoltre di capolavori cinematografici come Dancer in The Dark di Lars von Trier che testimoniano incursioni pop anche in questo ambito. Per le copertine degli album certamente il lavoro di Robert Crumb per Cheap Thrills dei Big Brothers & The Holding Company ( 1968 ) rimane uno dei punti più alti, senza dimenticare anche le cover dei Pink Floyd o altri esempi rimarchevoli. La fotografia ha poi saputo, attraverso alcuni interpreti, immortalare in modo indelebile alcune icone, come l'anonimo che ha catturato nel 1932 Robert Johnson o Anton Corbijn con David Bowie o Richard Mapllethorpe con Grace Jones. Non si possono poi non rilevare le performance dell'Iguana Iggy Pop, in bilico tra body-art, blues e rimandi a Jim Morrison, o le ricerche artistiche a tutto tondo della psichedelia. C'è pure poi la musica che sa burlarsi di certi stilemi del circo dell’arte contemporanea e pare difficile fare meglio dei Franz Ferdinand nel video Do You Want To firmato da Diane Martel o i Red Hot Chili Peppers in Can’t Stop di Mark Romanek. Il pop quindi rimane una ricerca che invade altri ambiti, lasciando segni indelebili.


-Stefano Taddei



Guido Michelone

Pop music

Segni e linguaggi

Casa Musicale Eco s.a.s., pp. 438


 
 

Reale e raffigurazione artistica hanno un rapporto che si può far risalire alla notte dei tempi. Pablo Picasso e altri autori del suo tempo hanno rivoluzionato l’idea che l’arte dovesse essere solo una rappresentazione fortemente veritiera del reale. Tale idea era stata investigata anche precedentemente, mai però con siffatti risultati.



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Questo scarto, definito dall’autore come de-coincidenza, ha tolto la pittura da una salda aderenza alla contingenza. Tale limite valicato può però presupporre una nuova, inusitata, ricerca verso il reale. La modernità ha rivoluzionato la precedente coincidenza tra tale presupposto e la pittura. Proprio andando oltre a questo confine la contingenza non può quindi avere una sua declinazione peculiare. Non per nulla Jeffrey Deitch, nella mostra Post Human all'inizio degli anni Novanta, aveva presentato una nuova presa di contatto dell'arte dopo la disgregazione del reale. Dal rivolgimento proposto già dal moderno è nato anche questo. Inoltre c'è anche dell'altro.


Secondo l'autore, la vita si dispiega solo da scarti dalla “ retta via “. La chiusura del mondo in certi vicoli chiusi non può che provocare una ricerca di apertura per chi non vi si adegua. Nelle proprie regole del gioco l'arte presuppone una non conformità al puro reale. Qui si muove la de-coincidenza, la quale attiva sempre una promessa di mutamento per l'avvenire di tutti. In tale percorso ci si può imbattere pure nella creatività, proponendo nuove possibilità esistenziali per l'intera umanità.


- Stefano Taddei



François Jullien


Il gioco dell'esistenza. De-coincidenza e libertà


Feltrinelli, pp.128

 
 
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