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La conoscenza dell’arte di Giorgio de Chirico pare impantanata nella grande stagione della Metafisica. Sul resto del suo percorso pende, in generale, un giudizio lapidariamente negativo. Tale libro vuole dare conto delle molteplici sfaccettature esistenziali ed artistiche dell’autore.



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I primi passi della sua vita portano impressi la grecità e, dopo il trasferimento a Monaco di Baviera, parecchi influssi desunti da Böcklin, Nietzsche e Schopenhauer. Poi sarà la volta di Milano, Roma e Firenze. Nella città toscana saranno importanti i pensieri di Soffici e Papini. Il 1910 vede le prime rappresentazioni della Stimmung ( atmosfera in senso morale ) di stampo metafisico. Enigma e malinconia sottostanno a tali peculiari opere. Si stagliano qui poi alcuni insegnamenti di Henri Rousseau il Doganiere. Piazza Santa Croce e l’autunno fiorentino sono più di un riferimento nell’opera seminale L’enigma di un pomeriggio d’autunno ( 1910 ), definita dallo stesso autore terribile e vicina all’idea nietzschiana dell’eterno ritorno. Si passa, lo stesso anno, a L’enigma dell’oracolo, altro lavoro dove Firenze pare legarsi ad Atene come modelli della civiltà moderna. Qui si situa il non-senso dell’universo. Stesso anno, L’enigma dell’ora. Poi, dopo un passaggio a Torino, sarà la volta di Parigi. Qui si muoverà con competenza, anticipando il surrealismo. Opere enigmatiche, con riferimenti all’Italia e alla Grecia, ne faranno uno dei grandi artisti a livello mondiale. La prospettiva si modulerà in modo spericolato e si cominceranno a vedere luoghi non più riconoscibili. Questi ultimi aspetti saranno dovuti anche all’importante incontro con Apollinaire. Il sogno, l’automatismo psicologico e il manichino vengono altrettanto da qui. Il ritratto di Guillaume Apollinaire ( 1914 ) è opera emblematica di questa comunanza. Poi ci saranno pure gli studi di Weininger. Le opere divengono quindi un flusso di rimandi costantemente elusi. Lavori che avranno successo di critica e commerciale. Con l’entrata in guerra dell’Italia de Chirico ritorna in patria. A Ferrara ha modo d’implementare la propria ricerca. Si avvicina a certe tematiche del futurismo e nei suoi quadri si notano influssi del conflitto in essere. Il soggiorno a Roma nel 1918 lo metterà in contatto con il “ ritorno all’ordine ”. Il confronto con Carrà farà entrare de Chirico in un meandro in cui si cercherà, anche tramite Longhi, Soffici e Papini, di scipparlo dello scettro di “ metafisico “. Il 1919 è un anno di passaggio verso una più esemplificativa riscoperta del classico e dell’arte italiana rinascimentale. Il ritorno del figliol prodigo è certamente manifestazione evidente di tutto ciò. La rivista “ Valori Plastici “, a cui de Chirico collaborava, sarà un vincastro culturale di questo ritorno a modelli antichi. L’autore pian piano comincia a rappresentare una realtà pregna di nuove significanze e dove si rivolge a un passato che ha ancora tanto da dirci. Dietro ad una sorta di astrazione dalla contingenza, il già trascorso pare non morire mai. Anche a Parigi questo mutamento è fonte di dibattito, mentre in Italia il percorso di De Chirico appare più come un soliloquio. I contenuti in seguito si nutrono di sentimenti romantici ma rimangono congruenti a quell’idea di Stimmung che lo accompagna da sempre. Tra 1924 e 1926 de Chirico si muove in contatto con l’ambito parigino dei surrealisti. La rottura con Breton nel 1926 sarà un viatico che sarà duro da superare. Egli infatti mantenne rapporti duraturi con i surrealisti eretici. Uno studio importantissimo gli fu dedicato da Cocteau nel 1927, Le Mystére laïc. De Chirico, rifacendosi alla grecità, s’insinuava con competenza nella diatriba sulla mediterraneità che aveva preso piede in tutta Europa. Qui si muove in confronto con Picasso, senza esserne sminuito. Tra le varie rappresentazioni appaiono anche i cavalli e i gladiatori. De Chirico diviene poi, tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta, il nome tutelare degli Italiens de Paris, un nucleo di autori alternativo al surrealismo. Essi si pongono come italiani ma, allo stesso tempo, internazionali. Savinio raggiunse il fratello a Parigi. Come Picasso si confronterà con Renoir, poi la sua ricerca si modulerà in modo più nitido, mescolandosi in vari stili ma unificandosi grazie alla personalità peculiare di de Chirico. Ci saranno poi esperienze teatrali, la pubblicazione nel 1928 del libro Piccolo trattato di tecnica pittorica. Dopo mostre in tutta Europa, nel 1936 andrà negli U.S.A. Qui sconterà l’avversione dei seguaci di Breton. Il contatto con il mondo della moda ( soprattutto le acconciature ) e le architetture americane lasceranno parecchie testimonianze nella sua produzione del periodo. Il periodo della Seconda Guerra lo vedrà invece rivolgersi all’introspezione, oltre che cominciare ad elaborare sculture. La sua metafisica si farà “ barocca “, cioè si presenterà particolarmente disorientante. Una fase certamente sconvolgente è la replica dei dipinti metafisici. Un suo falso sarà alla Biennale di Venezia nel 1948. Parte della critica poi lo volle escludere dalla Metafisica e allora l’autore moltiplicherà la produzione delle Piazze d’Italia. Una sorta di “ ripetizione differente “ che affascinerà anche successivamente Warhol. Nel Dopoguerra certi insegnamenti di maestri antichi saranno il presupposto di un arte sospesa nel tempo ma in cui il concetto appare più importante del risultato finale. Qui de Chirico pare anticipare ad esempio tanta arte concettuale successiva a lui. Questa mitologia classica sarà la sua bandiera, anche polemica, per gli anni Cinquanta e Sessanta. Intanto, finita da Seconda Guerra, si trasferisce definitivamente a Roma. Nonostante lo stigma della critica italiana all’estero de Chirico viene celebrato ampiamente. Egli si porrà in un soliloquio non sempre ben centrato e dovrà lottare anche con le falsificazioni delle proprie opere. Breton non fu estraneo a tutto ciò. Una sorta di Neometafisica lo accompagnerà dalla seconda metà degli anni Sessanta, anche se si evidenzierà primariamente un ritorno a stilemi di periodi precedenti. L’opera Il ritorno di Ulisse( 1968 ) ne è un esempio. Calvesi ne vedrà un riferimento alla Pop Art. Egli in fondo, anche forse inconsapevolmente, si trova al passo coi tempi, anche in senso post-moderno. Il Concettuale viene in tale senso anticipato. L’autore poi trova congiunture e suggestiona autori più giovani. Un armamentario visivo di una vita lo accompagnerà fino alla fine. De Chirico quindi artista finito durante gli anni Dieci del secolo scorso ? Grazie a questo poderoso libro non sembra proprio.


-Stefano Taddei


Fabio Benzi

Giorgio de Chirico

La vita e l’opera

La nave di Teseo, pp. 555

 
 

La nostra vita costellata da incontri con episodi. Tali situazioni del normale vivere lasciano indelebili tracce nel sussistere la mondo.



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Daniel Gustav Cramer, Moon, 2020

Quattro libri rilegati in pelle / four leather-bound books, cm 24 x 18 x 4 cad. / each, dettaglio / detail

Courtesy SpazioA, Pistoia

Photo by Camilla Maria Santini



Daniel Gustav Cramer, nella mostra Portraits, propone una restituzione personale di un proprio archivio del sussistere. Tale corpus non fa riferimento solo ad episodi eclatanti ma si confronta anche con quei tragitti che sembrano più laterali.



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Daniel Gustav Cramer, Laika, 2020 francobolli, testo inciso su due lastre di cemento /stamps, engraved text on two concrete slabs lastre di cemento /concrete slabs : cm 29 x 21 x 1 - cm 15 x 21 x 1 / cornici / frames : cm 50 x 38 x 4 cad. / each, dettaglio / detail

Courtesy SpazioA, Pistoia

Photo by Camilla Maria Santini


Tali opere diversificate, che possiedono un commento scritto dall’autore, sono un rimando alla “ gettatezza “ dell’essere al mondo. Il riferimento è a vari materiali ritrovati in una vita e la giustapposizione di tali rimandi è una modalità per dipanare i veri ritratti dell’esistere, quelli nati dal confronto con “ il non mai definitivamente conoscibile “.



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Daniel Gustav Cramer, XXXIX, 2020

sfera di legno trovata (posizionata fuori dalla portata) / found wooden sphere (placed out of reach), cm 9 ø, dettaglio / detail

Courtesy SpazioA, Pistoia

Photo by Camilla Maria Santini


Tali elaborazioni aprono al pensiero qualsiasi visione o documentazione scritta, segno evidente delle enormi possibilità del genere umano d’imparare dal prossimo, anche quello che ci appare il più lontano.


- Stefano Taddei


Daniel Gustav Cramer


Portraits


Spazio A

Via Amati 13,

Pistoia


fino al 20.03.2020

MAR - SAB 11 - 14 / 15 - 19 o su appuntamento


t/f +39.0573.977354


info@spazioa.it

 
 

Anna Marzuttini (Gemona del Friuli, 1990) is a painter who lives and works between Cerneglons (UD) and Venice. In 2018, she earned a MFA in Visual and Performing Arts with a major in Painting at the Academy of Fine Arts in Venice. During the past years she has participated in several workshops and collective exhibitions organized by Atelier F, curated by Professor Carlo Di Raco. In 2017 she took part in the collective exhibition of Graphic Art "Look at me as much as possible" at the International Gallery of Modern Art, Cà Pesaro (Venice). In 2018, she obtained a studio at Fondazione Bevilacqua La Masa in Venice. In 2019 she is one of the three recipients of the Combat Prize in the Art Tracker section that leads her to participate in a collective exhibition, together with Giorgia Valli and Clarissa Baldassarri, at Lucca Art Fair 2020.


Genealogia di un fiore di tarassaco, 2019, 200x160 cm - credit Anna Marzuttini
Genealogia di un fiore di tarassaco, 2019, 200x160 cm - credit Anna Marzuttini

How would you define your artistic practice and what are the themes you investigate?

I believe that a fundamental characteristic of my artistic practice is instinctivity. In the moment the brush comes into contact with the canvas I must feel interested in some form but, at the same time, free from other responsibilities, otherwise the thought and the sign stiffen, losing the spontaneity which, in my case, I believe is an essential factor of my work. I take the most reasoned decisions away from the picture, without inhibiting the most expressive gestures.

The main theme I investigate in my work is the "wild", understood as what is unruly, rough, thorny, inhospitable. I am attracted to everything that is far from human artifice, as far as possible. I am fascinated by the naturalness in which life has always developed and how it would continue to develop even without the presence of mankind, taking unpredictable paths. I am very interested in organic forms. They give me the opportunity, through drawing, to externalize and archive aesthetic information which is then reworked within the space of the canvas, creating new small mental worlds.


When did you decide that you would have been an artist?

I don't think I've ever really decided. I think that somehow, I had no other choice. I always had a clear predisposition towards manual skills and drawing has always been a spontaneous activity, a necessity. So, after the Scientific High School, I decided to enroll in the Academy of Fine Arts in Venice, where I discovered painting, which over time has become my main occupation.


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Radici, 2019, 29,7 x 21 cm cadauno - credit Anna Marzuttini

You studied in Venice: how has this specific context influenced the definition of your work?

Venice was a fundamental stage for the definition of my work. Beyond the fact that I had the opportunity to live for years in a city of art, cultural exchanges and full of stimuli, if I had not attended the Academy of Fine Arts and specifically the Atelier F, the course of Professor Carlo by Raco, maybe I would never have reached the same awareness of painting that I have today.

It happened almost by chance, and I was lucky: I found a very educational and stimulating environment, dynamic and based on the peculiarities of people. Thanks to the Academy, an excellent concentration of talented young artists was formed in Venice, of which a large part, after completing their studies, decided to stay in the city sharing spaces where to continue working and maintaining a network of different realities. This has also been possible because of the specific shape of the city that, being on a human scale, favors the relationships between its inhabitants.

Your practice includes painting and illustration. Are there any common interests or directions? Are you also experimenting with other techniques?

Painting and illustration for me are two different but somehow bordering languages. Being an applied art, illustration is characterized by an intrinsic narrative aspect with which an illustrator must confront, while painting must be a free expression, pure research and experimentation.

For me, painting is a long time practice, which means that it takes longer to understand and metabolize it, and it is unpredictable because the result will never be what I had in mind but it will always be a surprise. Otherwise it would be limiting.

In the illustration, also thanks to tools such as the digital world, an image can be modified several times, in a controlled way, until the desired result is obtained, giving a very little space to chance. Furthermore, the illustration has a purely figurative and narrative nature while in painting these aspects, in my case, are not revealed.

I try to carry on both disciplines in parallel and they feed on each other. Thanks to pictorial research, my approach to illustration tries to be more experimental both in terms of language and technique and, on the other hand, illustration helps me to have a more rational and precise vision in the elaboration of an image. Lately I am also intrigued by other techniques, such as sculpture that I would like to put into dialogue with painting.


Germinazione, 2019 (allestimento Opera Viva) - credit Anna Marzuttini
Germinazione, 2019 (allestimento Opera Viva) - credit Anna Marzuttini

In addition to the participation in the next edition of Lucca Art Fair, what plans do you have for the future?

During the whole month of February I will participate in a workshop organized by the Malutta Foundation at Spazio Punch in Giudecca (Venice). I would also like to take part in some artist residences, especially abroad. In the meantime, I continue to work, as always.


- CampoBase Team (Irene Angenica, Bianca Buccioli, Emanuele Carlenzi, Gabriella Dal Lago, Ginevra Ludovici, Federica Torgano, Stefano Volpato)



LUCCA ART FAIR - ART TRACKER

November 27-29-2020

Casermetta San Frediano, via delle Mura Urbane - 55100 Lucca

T +39 3311303702

E info@luccaartfair.it

Opening times

Friday 27 November, 5.30 pm to 8 pm

Saturday 28 November, 10 am to 8 pm

Sunday 29 November, 10 am to 8 pm

 
 
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