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La peculiarità di Bansky è di interfacciarsi con il grande pubblico. Questo accade in congiunture in cui l’arte contemporanea sembra sempre più un circolo ristretto dominato da finanza e da brand potentissimi.



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Bansky però non vive d’aria, anche lui si confronta con il capitale. La modalità però è certamente diversa. L’autore, anche grazie alla sua identità ancora nascosta, si può permettere discorsi che non possono essere rifiutati. Dietro e attorno a lui ci sono inoltre persone che lo coadiuvano e danno alla sua ricerca un sapore ancora sovversivo. Rispetto all’arte dei graffiti, parecchio settaria, Bansky sa poi modulare idee che, pure per mezzo della semplicità della proposta, hanno sempre un grande appeal popolare. Tale libro cerca di sondare come questa ricerca s’insinui nell’attualità e si mostri attenta a certe urgenze dell’umanità ma, in realtà, abbia tante questioni in essere ben poco chiare. Pest Control certifica le opere d’arte non pubbliche, elaborati che hanno avuto diverse vicissitudini. Bansky si è confrontato con le istituzioni pubbliche usando il filtro dell’ironia e della provocazione. Non ha un gallerista ma, certamente, non può più di tanto controllare quello che succede alle proprie opere vendute. Il libro è un viaggio nelle contraddizioni di Bansky, artista contro certe storture del mondo ma che, a volte, deve venire a patti con i burattinai di tale universo. Resta, comunque, ben impresso come la popolarità dell’autore britannico, la sua capacità di muoversi nell’ambiente mediatico e un notevole riscontro popolare ne stiano tracciando un percorso peculiare che si snoda in mezzo a tutti.


- Stefano Taddei


Maddalena Ricolfi

Bansky

L’arte come rivoluzione

Luni Editrice, pp. 152

 
 

100 paintings, objects, and films from around 40 international contemporary artists invite us to intuitively approach art from an emotional perspective.


What does art provoke in us? To what extent does our view of art depend on our personal experiences and memories? Which feelings emerge as we contemplate works of art, if our gaze is led by intuition alone? The exhibition FEELINGS seeks to encourage this direct dialogue between artwork and viewer in order to stimulate an intense emotional engagement. The works exhibited are characterized by enigmatic motifs and atmospheric visual spaces. Joy, excitement, anger, revulsion, sadness, and numerous other emotional reactions may ensue upon viewing the works. The choice of exhibits is subjective; the art historical context and explanatory wall texts have been deliberately omitted.


Tadeusz Kantor Die tote Klasse, 1975 installation, wooden floor, -bench, -tables, puppets, clothes, 150 x 150 x 300cm 2007 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Sibylle Forster © Tadeusz Kantor
Tadeusz Kantor Die tote Klasse, 1975 installation, wooden floor, -bench, -tables, puppets, clothes, 150 x 150 x 300cm 2007 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Sibylle Forster © Tadeusz Kantor

When does a picture attract us, when does it repel us? The study of emotions is still a young branch of psychology, sociology, history, and neuroscience. Ever since the Enlightenment, the focus has been on humankind as primarily rational beings; their view of the world and images was dominated by intellect above all else. Today, however, it can be proven that emotions have much more influence over us than we have previously wanted to admit. It is no coincidence that politics and advertising have long—and thoroughly manipulatively—relied on using images to evoke feelings and then utilized these for their own ends.


Vlassis Caniaris Chicken Coop, 1974 mixed media, various dimensions 2018 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. © Vlassis Caniaris
Vlassis Caniaris Chicken Coop, 1974 mixed media, various dimensions 2018 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. © Vlassis Caniaris

Art, on the other hand, is formed in free contexts, creates a purely personal relationship with the audience, and exists without a discernible purpose. The contemplation of works of art offers the opportunity to become more familiar with one’s own emotional world, for it is not uncommon for images to trigger associations with experiences that literally “get under your skin” and are sometimes stored for a long time. Art touches upon our personal emotional archive. Whether works are perceived as pleasant or unpleasant, whether they confuse or delight, all essentially depends on the stored experience. More importance is usually ascribed to reasoning than to feelings when viewing art, for it seems to contradict its complexity and intellectual depth. This dominance of the rational discourages many people from engaging with contemporary art in particular. FEELINGS wishes to subvert these threshold fears, for intuition represents an essential approach to art. After all, the creation of a work is also based on personal experience.


Sam Taylor Johnson Soliloqui I, 1998 colour printing, C-print, 211 x 257 cm (Blattmaß) 1999 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen © Sam Taylor Johnson
Sam Taylor Johnson Soliloqui I, 1998 colour printing, C-print, 211 x 257 cm (Blattmaß) 1999 acquired by PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e.V. Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen © Sam Taylor Johnson

FEELINGS seeks to highlight this perspective on art. The exhibition features contributions from the following artists: Hans Aichinger, Monika Baer, Heike Kathi Barath, Vlassis Caniaris, Gregory Crewdson, Alex Da Corte, Nathalie Djurberg and Hans Berg, Drei Hamburger Frauen, Marlene Dumas, Elmgreen & Dragset, Tracey Emin, Gotthard Graubner, Jenny Holzer, Thilo Jenssen, Tadeusz Kantor, Ruprecht von Kaufmann, Mike Kelley and Paul McCarthy, Jochen Klein, Rosa Loy, Rosilene Luduvico, Stephan Melzl, Olaf Metzel, Miwa Ogasawara, Catherine Opie, Laura Owens, Richard Prince, Bernhard Prinz, Alexandra Ranner, Wilhelm Sasnal, Markus Schinwald , Norbert Schwontkowski, Cindy Sherman, Sam Taylor Johnson, Jessica Vaughn, Gillian Wearing, Amelie von Wulffen, and Artur Zmijewski.


The exhibited works are from the holdings of the Bavarian State Painting Collections, the Goetz Collection, and other private collections.


The exhibition is supported by

PIN. Freunde der Pinakothek der Moderne e. V.


Curators: Bernhart Schwenk and Nicola Graef.


- Redazione


PINAKOTHEK DER MODERNE

FEELINGS

OPENING | 07 NOVEMBER 2019, 7.00 P.M.

EXHIBITION DURATION | 08 NOVEMBER 2019 – 04 OCTOBER 2020

Sammlung Moderne Kunst und Staatliche Graphische Sammlung München Barer Str. 29  D-80799 München  T +49 (0)89 23805-122/ -253 / -286  F +49 (0)89 23805-125 


Marlene Dumas Cupid, 1994 oil on canvas, 180 x 140 cm 2008 acquired as loan of the Michael and Eleonore Stoffel Foundation, Cologne Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Haydar Koyupinar © Marlene Dumas
Marlene Dumas Cupid, 1994 oil on canvas, 180 x 140 cm 2008 acquired as loan of the Michael and Eleonore Stoffel Foundation, Cologne Photo: Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Haydar Koyupinar © Marlene Dumas


 
 

Siamo in una congiuntura di disturbo continuo da media e social media. Questo riguarda anche la cultura. La ponderazione, il silenzio, la solitudine non paiono consoni alla ricerca estetica contemporanea.



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Siamo inoltre in una situazione in cui c’è un continuo riverberarsi del passato, il quale si presenta con le vesti del cambiamento ma in realtà mantiene tutto in stallo. Queste constatazioni muovono e fanno muovere i vari spunti che si possono trovare nel testo in questione. I diversi prodotti tecnologici non permettono uno stacco che lascia fluire un percorso creativo. I link rimandano continuamente a dei saperi senza controllo alcuno, in un marasma informativo che uccide continuamente anche l’immaginazione. La facilità poi della possibile decodifica di quello che non conosciamo o ci si presenta come ostacolo rappresenta un ulteriore impedimento. In tale modalità di stare al mondo infatti non ci mettiamo in gioco ed evitiamo, tramite uno scatto creativo, di trovare soluzioni personali. La continua produzione attuale di dispositivi d’immaginazione è consona al fatto che, in mezzo a questo profluvio estetico, ci si accontenti dello status quo. Dietro a tutto ciò c'è un capitalismo in salsa accattivante e che pare essere l'unico modo di stare al mondo. Ogni idea apparentemente diversa sembra essere già immessa nel flusso preordinato della finanza. La mediazione della tecnologia si sostituisce al reale, proponendoci una semplificazione che è consona al mantenimento dell’ordine costituito. La solita emotività di massa, con ricerca di scandalo che possa dare qualche passaggio mediatico in un sistema informativo dominato dalla mediocrità, viene veicolata da tante arte contemporanea. La sessualità o la religione sono alcuni di questi, soliti, temi abusatissimi. Siamo inoltre, come si ricordava prima, in un finto mondo dominato dalla creatività. Secondo l’autore una delle possibilità che ha la contemporaneità di uscire da questo vicolo cieco è di trovare un più consono rapporto con il passato. Il già trascorso può tornare ad apparirci, sulla scorta del pensiero di Horkheimer e Adorno, come speranza di cambiamento fallito ma che può riverberarsi con la stessa carica incendiaria nel presente. Qui può attuarsi anche un nuovo percorso creativo, non più legato ai media e al flusso informativo da loro continuamente proposto. Gli uomini devono provare però insoddisfazione per il presente, non beota magnificazione.


-Stefano Taddei


Francesco Panaro

Contro la cultura

Esseri e universi ben invisibili

Mimesis Edizioni, pp. 148

 
 
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