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Per tanti secoli in Occidente la parte oscura della dimensione umana è stata rappresentata dal demonio. Nella banalizzazione globale contemporanea di tutto quello che ha una storia, anche il diavolo non gode di grande considerazione. Esistono però lodevoli eccezioni.


The Devil Atlante illustrato del lato oscuro. 24 Ore Cultura
The Devil Atlante illustrato del lato oscuro. 24 Ore Cultura

Dare corpo all'invisibile di tale dimensione ha, secondo l'autore, trovato nei secoli differenti interpretazioni. Anche nel Novecento se ne possono esemplificare. Una è certamente la leggenda del bluesman Robert Johnson, di cui si diceva avesse stretto un patto col diavolo e protagonista dell'opera di Jean-Michael Basquiat. Il precipitare dell'angelo ribelle si può ritrovare nelle gocciolature di Lucifer, opera del 1947 di Jackson Pollock. Dagli anni Novanta Tony Oursler si è confrontato con il demonio in varie modalità. Anche il cinema e i videogiochi utilizzano il diavolo in senso di accumolo visivo. Un autore come Ronald Ventura in Shadow Blades (2016) ha ben presente questa influenza. Non mancano poi riferimenti all'arte del passato, come quella di Pieter Paul Rubens da parte di Ruben Pang. Il libro propone una disamina per forza limitata ma che è un viatico rilevante per comprendere come il demonio sia insito in peculiari creatività che attraversano i secoli.


- Stefano Taddei


Demetrio Paparoni

The Devil

Atlante illustrato del lato oscuro

24 Ore Cultura, pp. 381


 
 

Opens today the incredible exhibition “Forever Young” at Museum Brandhorst in Munich to celebrate its tenth birthday. As a museum with one of the most important collections of contemporary art in Europe, Museum Brandhorst celebrates on this May, 10 years of activity. Ten years in which a lot has happened and its collection of artworks has expanded considerably. Since its opening in May 2009, the collection has gone from 700 to 1200 works, with many masterworks by Andy Warhol, Bruce Nauman, Cady Noland, Cy Twombly and Wolfgang Tillmans.



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Forever Young - Source: Museum Brandhorst's website

To celebrate its 10th anniversary, there will be a major exhibition called “Forever Young – 10 Years of Museum Brandhorst” , where everyone can admire incredible artworks from the museum’s collection: 190 works by 45 artists. From the early 1960s to today, the exhibition brings together works well-known from the past and recent acquisitions. An interesting insight into the development of art.



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Museum Brandhorst's external building - Source: Museum Brandhorst's website

The exhibition will be articulated in three main themes: the first one is about the colours and the irony of Pop Art, particularly in its often overlooked political dimension, and in its dark side. The second one is about how capitalism changes society and shapes identity, in the controversial topic of subjectivity in the present era. The third and last one is more properly about art, particularly contemporary painting and the continual renewal of this traditional art form. Brilliant shows like “Painting 2.0: Painting in the information Age”, “Wade Guyton: Das New Yorker Atelier”, “Kerstin Brätsch: Innovation” and “Jutta Koether: Tour de Madame”, exhibited in these recent years in the museum, were dealing with this core theme.

Also, there will be many lectures, discussions, talks, workshops, exhibitions tours and performances, a lot of collateral events to the main exhibition. Art at 360 degrees, in every detail, in every nuance of it, for every enthusiast and curious.



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Andy Warhol - Self portait, 1986 - © 2016 The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York - Photo: Haydar Koyupinar, Bayerische Staatsgemäldesammlungen

Thanks to the wide range of partnerships, people can also listen to music, like “Ave Maria” from Giuseppe Verdi’s “Otello”, sung by Mirjam Mesak of the Bavarian State Opera Studio; or get fit with “Workout with Warhol”. Or dance, watch films, enjoy the gastronomic offerings. A wide variety of offers. Especially for the anniversary, the gallery presents Twombly’s rose paintings in its original form as envisaged by the artist.

All the people who are in the art world, as artists, curators, gallerists, collectors, art fans, but also general curious public are invited to this incredible event, which celebrates an important landmark for the museum, a milestone to celebrate the success of the past 10 years and to look forward to a promising future.



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Cy Twombly - "Untitles (Roses)" 2008 - Photo: Haydar Koyupinar, Bavarian Staatsgemälde - Collections: Museum Brandhorst , Munich - © Cy Twombly Foundation

Forever Young – 10 Years of Museum Brandhorst

Period: 24 May 2019 – 1 April 2020

Opening hours: Sunday, Tuesday, Wednesday, Friday, Saturday: 10 am to 6 pm

Thursday: 10 am to 8 pm

Closed on Mondays

Admission to the museum will be free for the first weekend , 25 – 26 May.

Where: Museum Brandhorst

Kunstareal Theresienstrasse 35 a

80333 Munich – Germany

Entry: regular 7 €, reduced 5 €, Sunday 1 €


- Giulia Zamponi

 
 

La fine degli anni Quaranta e l’inizio del decennio successivo, per l’Italia, furono un lungo momento di rielaborazione artistica. Il dibattito in questo periodo fu dominato dal PCI e da una divisione tra realisti e astrattisti. Ciò ha provincializzato l’Italia. Le ricerche più internazionalmente rilevanti cominciarono nel 1959, con l’apparizione dei Sacchi di Alberto Burri, autore certamente non colluso con l’intellighenzia comunista. I primi Tagli di Lucio Fontana sono dell’anno prima, mentre dello stesso finire degli anni Cinquanta sono le Linee di Piero Manzoni. Tali autori integrano ulteriormente l’arte in una realtà dove le tecniche tradizionali lasciano il passo all’ideale. Tra opera e spazio, negli anni Sessanta si muove Francesco Lo Savio, mentre Mario Schifano, nello stesso periodo, si nutre del paesaggio urbano e cerca l’interazione con lo spettatore. Il confronto con il magistero di Alberto Burri sarà ancora importante per il tempo a venire.

A Bologna e a Roma muoveranno le loro gesta anche altri autori come Franco Angeli, Tano Festa e Giuseppe Uncini. In seguito, anche sulla scorta degli studi Herbert Marcuse e in una presunta società repressa, la fantasia deve trovare una nuova modalità di rapportarsi con il mondo. A Roma la cultura italiana e statunitense, già nel Dopoguerra, hanno modo di raffrontarsi. La Biennale del 1964 decreterà la preminenza della seconda. Johns e Rauchenberg sono comunque vicini alle ricerche europee, mentre Oldenburg è più attento ad una vitalità del presente, particolarmente foriera per successive indagini.



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Carlotta Sylos Calò: "Corpo a corpo. Estetica e politica nell'arte italiana degli anni Sessanta"


Tutto ciò non lascia indifferenti gli italiani, anche se loro, rispetto a questa realtà, rimarranno più propensi ad un confronto più problematico. Ciò sarà l'idea anche di Pino Pascali, in un periodo che comincia a lasciare tanti disincanti per le situazioni esistenziali coeve. Nuove possibilità estetiche vengono veicolate da lui o Jannis Kounellis, esperienze che devono coinvolgere sempre il pubblico. Condizionare e occupare lo spazio divengono modalità espressive di vari artisti italiani.

Questo porterà ad una mescolanza dei linguaggi che interpretano il contemporaneo, in attesa dell'Arte povera. Attorno al 1968 l’arte si confronterà con l’esperienza e il realismo dei materiale, proponendosi come alternativa alla deriva soffocante della società. La ricerca estetica si fa politica – senza essere più però militante - perché presuppone una liberazione della fantasia.

Numerose proteste accompagneranno la Biennale di Venezia del 1968, dove gli studenti vedono gli artisti come una sorta di strumento del potere. Anche molta critica si accoda a tali rimostranze. Dopo l’identità di gruppo si sparpaglia in vari personalismi, sempre mantenendo un’attenzione sul collettivo. Ciò porta ad un esame critico del fare arte e ad una modalità differente di proporla. Il decennio successivo certificherà tale mutamento. Quale? Questa è un’altra storia.


-Stefano Taddei


Carlotta Sylos Calò

Corpo a corpo

Estetica e politica nell'arte italiana degli anni Sessanta

Quodlibet, pp. 296


 
 
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