Hurvin Anderson alla Tate Britain: una retrospettiva tra memoria, identità e paesaggio
- Redazione

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Nella primavera del 2026 la Tate Britain dedica a Hurvin Anderson la sua prima grande retrospettiva, un’esposizione che riunisce circa ottanta opere e attraversa trent’anni di carriera.

Dai primi lavori fino ai dipinti più recenti – inclusa una sala con opere mai viste prima – la mostra offre una lettura ampia e stratificata della ricerca dell’artista britannico, riconosciuto come una delle voci più influenti della pittura contemporanea.
Al centro della sua poetica c’è il movimento continuo tra Regno Unito e Caraibi, luoghi che Anderson abita fisicamente e mentalmente. Nato a Birmingham da genitori giamaicani, l’artista porta nella sua pittura la complessità dell’esperienza diasporica: l’essere “in un posto e pensare a un altro”, sospeso tra appartenenza, distanza e memoria. Paesaggi saturi di colore, interni enigmatici, stratificazioni di luce e barriere visive costruiscono mondi in cui il tempo sembra piegarsi, e il ricordo diventa materia pittorica.
La mostra si apre con fotografie e disegni giovanili che restituiscono l’ambiente familiare dell’artista. Opere come Bev (1995) e Hollywood Boulevard (1997) mostrano già il suo interesse nel fondere passato e presente, creando immagini dove l’identità emerge come processo in divenire. Il percorso prosegue con un nucleo della serie Ball Watching (1997–2003), in cui Anderson sovrappone luoghi e memorie trasformando una scena quotidiana di Birmingham in un paesaggio tropicale. La pittura diventa così uno spazio di scarto, un luogo dove i ricordi si contraddicono e si reinventano.

Una sala importante è dedicata ai barbershop, soggetti iconici della sua ricerca. La serie, avviata negli anni Duemila, racconta spazi comunitari fondamentali nella storia degli immigrati caraibici in Inghilterra: luoghi di incontro, cura e identità condivisa. Le opere storiche dialogano con lavori recenti come Skiffle e Shear Cut (2023), mettendo in luce la continuità di un immaginario che si trasforma, ma non si interrompe.
Tra i momenti più attesi figura Passenger Opportunity (2024–25), un’opera monumentale ispirata a due murales dell’aeroporto di Kingston, qui ripresentata in una versione nuova che riflette sui flussi migratori tra Giamaica e Gran Bretagna. Accanto, la serie Welcome e i dipinti degli hotel abbandonati in Giamaica riportano l’artista nei luoghi delle sue origini, indagando le dinamiche di accesso, esclusione e stratificazione sociale attraverso griglie, recinzioni e barriere che frammentano lo sguardo.

La retrospettiva si chiude con Is It OK To Be Black? (2015–16), opera potente che affronta il tema delle relazioni razziali attraverso figure iconiche come Martin Luther King Jr. e Malcolm X. Qui Anderson interroga la posizione dello spettatore, invitandolo a prendere parte a un dialogo che attraversa storia, politica e rappresentazione.
Tate Britain
Millbank, London SW1P 4RG
Date
26 March – 23 August 2026






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