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UNIQUE torna a Milano: nuove visioni dell’astrazione con Annie Shead e William Van Hoorn

Torna a Milano UNIQUE, il progetto espositivo ideato e curato da Bruno Gnocchi per dare visibilità alle nuove generazioni di artisti attraverso interventi sperimentali di breve durata.


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Annie Shead, Front garden, 80x80, 2025

Dopo un primo appuntamento nel 2025, UNIQUE rinnova la collaborazione con la storica galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura, che dal 24 al 26 gennaio 2026 ospita le opere di due giovani artisti inglesi: Annie Shead e William Van Hoorn. L’opening è previsto per venerdì 23 gennaio alle ore 18.00 negli spazi di Corso Garibaldi 125, a Milano.


UNIQUE nasce come un formato snello, pensato per valorizzare l’intensità dell’incontro tra opera e pubblico, proponendo una modalità di fruizione alternativa rispetto ai tempi dilatati della mostra tradizionale. L’esposizione si concentra su pochi lavori selezionati, invitando a un’osservazione ravvicinata e a una relazione diretta con i processi creativi degli artisti. In questo senso, la galleria si trasforma in uno spazio quasi laboratoriale, dove la ricerca prende forma davanti allo sguardo dello spettatore.


Per questo secondo capitolo, Bruno Gnocchi sceglie di mettere in dialogo due ricerche che, pur partendo da linguaggi differenti, condividono una riflessione profonda sull’astrazione e sul rapporto tra materia, gesto e immagine. William Van Hoorn, nato a Londra nel 2000, sviluppa una pittura che intreccia l’astrattismo concreto del secondo Novecento con suggestioni organiche e simboliche provenienti da contesti culturali diversi. Le sue tele sono attraversate da forme vive che incrinano strutture geometriche e griglie minimaliste, generando un equilibrio instabile tra ordine e impulso, controllo e memoria cromatica.


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William Van Hoorn, No title- Oil on Hessian Jute, 140 x 120

Annie Shead, nata a Londra nel 2002, lavora invece con ciò che definisce machine paintings: opere che prendono avvio dalla ritualità del lavoro tessile. Cuciture visibili, tensioni del filo, errori e ripetizioni trasformano oggetti e superfici domestiche in composizioni essenziali, dove il tessuto diventa pelle e il gesto artigianale assume una valenza scultorea. Colore e ritmo sostituiscono la pennellata, dando vita a immagini in cui la materia stessa è portatrice di significato.


Il dialogo tra Shead e Van Hoorn si colloca nello spazio sottile tra struttura e imprevisto. Nelle opere di Van Hoorn sono le forme organiche a mettere in crisi l’ordine geometrico; in quelle di Shead è la materia a scardinare la modularità. Entrambi, però, interrogano l’astrazione come strumento per restituire immagini aperte, capaci di raccontare le tensioni e le complessità del presente.


Galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura

Corso Garibaldi 125, Milano


24 - 26 gennaio 2026

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