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Con The Endless Diagram, in apertura il 29 novembre, la galleria P420 dedica a Laura Grisi un nuovo approfondimento che promette di ridefinire la lettura della sua opera.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Laura Grisi, Senza titolo/Untitled, (1964-65)

La mostra, curata da Marco Scotini, rappresenta un capitolo fondamentale nella ricostruzione del percorso dell’artista, grazie al recente ritrovamento – nell’Archivio Grisi – di una serie di lavori realizzati tra il 1961 e il 1965 e rimasti finora inesposti. Un nucleo prezioso, che consente di osservare con una prospettiva radicalmente nuova gli esordi di una figura da tempo riconosciuta come una delle più originali dell’arte italiana del secondo Novecento.


Ben prima che la critica la associasse in modo quasi esclusivo alla Pop Art italiana, Laura Grisi (Rodi, 1939 – Roma, 2017) aveva già dimostrato una capacità straordinaria di captare e rielaborare i linguaggi internazionali del suo tempo. Le opere dei primi anni Sessanta, riproposte per la prima volta dopo sessant’anni proprio in questa occasione, testimoniano una sorprendente sintesi tra l'immaginario consumista della Pop, le ricerche sulla percezione ottica, le strutture modulari della Minimal Art e l'interesse, allora nascente, per gli aspetti performativi e processuali che avrebbero alimentato Arte Povera.


È il momento in cui la società dei consumi si espande e, parallelamente, si incrina. Gli artisti oscillano tra fascinazione per la modernità e rigetto per la sua deriva alienante. Grisi intercetta già allora questo duplice movimento: da un lato utilizza oggetti, segni e immagini del quotidiano; dall’altro introduce riflessioni sul ruolo dello spettatore, sul rapporto tra tecnologia e percezione, sulla possibilità di trasformare l’esperienza dell’arte in un processo mentale e sensoriale.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Laura Grisi, Subway, 1967

Il progetto espositivo di P420 mette così in dialogo queste opere giovanili con alcuni lavori degli anni Settanta, periodo in cui Grisi dà vita alla serie Natural Elements, installazioni che riproducono artificialmente fenomeni atmosferici come pioggia, vento o sabbia in movimento. Qui la natura non è imitata, ma ricreata come dispositivo percettivo, mentale, tecnologico: un approccio che segna in modo inequivocabile il carattere unico della sua ricerca, sempre sospesa tra scienza e sensazione, tra artificio e archetipo.


The Endless Diagram non è dunque una semplice mostra retrospettiva, ma un’operazione critica di ricomposizione. P420 prosegue così un lavoro pluriennale di riscoperta, offrendo una lettura finalmente completa e stratificata dell’opera di Grisi, anticipatrice di molte questioni oggi centrali: la smaterializzazione dell’immagine, la relazione tra tecnologia e natura, la dimensione immersiva dell’esperienza artistica.


Laura Grisi, Seascape, 1966
Laura Grisi, Seascape, 1966

A sessant’anni dalle sue prime esposizioni, la forza del lavoro di Laura Grisi appare più attuale che mai: un diagramma senza fine, capace di rinnovarsi continuamente e di restituire all’arte la sua vocazione a interrogare – e trasformare – il reale.


P420

Via Azzo Gardino, 9, 40122 Bologna


Date

29 novembre 2025 - 24 gennaio 2026

 
 

Dal 15 novembre 2025 al 1° marzo 2026 Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, celebra Gastone Novelli con una grande mostra monografica allestita negli spazi del secondo piano.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Gastone Novelli, N. 1 Miles, 1961

Curata da Elisabetta Barisoni e Paola Bonani, in collaborazione con l’Archivio Gastone Novelli di Roma, l’esposizione rende omaggio a uno dei protagonisti più innovativi della pittura italiana del secondo dopoguerra, nel centenario della sua nascita.


Novelli (Vienna 1925 – Milano 1968) attraversa con la sua ricerca alcune delle questioni cruciali dell’arte contemporanea, spingendo la pittura verso territori inesplorati, in cui parola, segno e immagine convivono in un equilibrio poetico e rivoluzionario. A Venezia, città fondamentale nella sua vicenda artistica, arrivano oggi sessanta opere che raccontano il periodo più intenso della sua produzione, dal 1957 al 1968. Un arco temporale breve, ma capace di restituire una straordinaria densità di visioni, idee e trasformazioni.


La mostra si apre con i lavori informali della seconda metà degli anni Cinquanta, in cui la scrittura appare come traccia visiva e narrante. È il caso di Era glaciale (1958), una delle due opere donate dagli eredi al museo: un dipinto che sembra emergere da una dimensione sospesa, “apparizione di un linguaggio magico”, come lo definiva lo stesso artista. Negli anni Sessanta, Novelli abbandona l’Informale per dare vita a una nuova figurazione segnica: tele fitte di parole difficili da decifrare, alfabeti reinventati, simboli arcaici e frammenti di pensiero che costruiscono un vero e proprio atlante personale della conoscenza. Opere come Dizzy (1960), Il re delle parole (1961) o Thelonious (1960) mostrano una pittura che dialoga con poesia, musica, linguistica, scienza e psicanalisi.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Gastone Novelli, II Sala del museo, 1960

Due sale sono dedicate alle sue partecipazioni alla Biennale di Venezia del 1964 e del 1968, momenti decisivi della sua carriera. Nel 1964 Novelli presenta una serie di “pagine bianche”, opere visionarie che si oppongono per tono e intenzione alla Pop Art allora trionfante. Nel 1968, invece, compie uno dei gesti più radicali della storia della Biennale: rivolta i quadri verso il muro e scrive sul retro “La Biennale è fascista”, diventando simbolo di una stagione di protesta che avrebbe cambiato per sempre la manifestazione.


Il percorso espositivo include anche le opere nate dai suoi viaggi in Grecia e la serie di montagna del 1964, oltre alla seconda importante acquisizione veneziana, Allunga il passo amico mio (1967), realizzata per il ristorante All’Angelo e oggi entrata nelle collezioni civiche.


Gastone Novelli, Dizzy, 1960
Gastone Novelli, Dizzy, 1960

Oltre a celebrare l’artista, la mostra rappresenta un punto di arrivo per gli studi novelliani: dalle ricerche dell’Archivio Gastone Novelli al Catalogo Generale del 2011, fino alle recenti esposizioni internazionali. A Ca’ Pesaro, il lavoro di Novelli torna vivo, vibrante, capace ancora di interrogare il presente con la forza di un linguaggio inesauribile.


Galleria Internazionale d’Arte Moderna

C. del Tentor, 2076


Date

15 novembre 2025 - 1 marzo 2026

 
 

Con la mostra Terry Atkinson. L’artista è un motore di significati, le Sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro accolgono la prima grande personale che un’istituzione italiana dedica all’artista inglese, tra i protagonisti più originali e controversi dell’arte concettuale contemporanea.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
ca pesaro atkinson 2025 ph irene fanizza

Curata da Elisabetta Barisoni e Elena Forin, l’esposizione ripercorre oltre cinquant’anni di ricerca – dagli anni Sessanta ai Duemila – intrecciando arte, linguaggio e politica in un percorso che è insieme analisi storica e riflessione etica.


L’artista britannico Terry Atkinson (Thurnscoe, 1939), recentemente entrato nelle collezioni della Tate Gallery di Londra, è stato tra i fondatori del collettivo Art & Language, gruppo che dagli anni Settanta ha profondamente ridefinito il ruolo dell’artista come pensatore e critico del sistema dell’arte. Il suo lavoro nasce dal dialogo tra parola e immagine, tra concetto e visione, mettendo in crisi le convenzioni della rappresentazione e invitando lo spettatore a interrogarsi sui rapporti tra conoscenza, potere e storia.


Il percorso espositivo veneziano si apre con una grande pittura su carta dedicata al conflitto del Vietnam, dove la pittura diventa strumento di analisi politica e morale. Seguono le Goya Series e gli Enola Gay, cicli emblematici in cui Atkinson affronta il tema della guerra e della memoria collettiva. Nei cieli colorati di quest’ultima serie si nasconde la sagoma del bombardiere di Hiroshima, simbolo di un equilibrio fragile tra bellezza e distruzione, silenzio e tragedia.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Terry Atkinson, Pink Enola Gay

Il ciclo Russel, invece, pone al centro la parola come materia concettuale: termini come I (io) e This (questo) diventano strumenti di riflessione sulla relazione tra soggetto, esperienza e storia. Nelle sue opere la semantica si fonde con la pittura, e il linguaggio si trasforma in immagine critica del mondo.


In mostra anche una selezione di disegni e lavori su carta dagli anni Sessanta ai Duemilaventi, che documentano la continuità della sua indagine. Dai primi esperimenti con Art & Language fino ai più recenti lavori dedicati ai conflitti irlandesi e americani, emerge una costante tensione tra rigore teorico e intensità visiva.


ca pesaro atkinson 2025 ph irene fanizza
ca pesaro atkinson 2025 ph irene fanizza

Noto anche con i nomi d’artista Terry Actor, Terry Mirrors, Terry Dog e Terry Enola Gay, Atkinson ha esposto nei più importanti musei internazionali: da Documenta 5 (1972) con Art & Language alla Whitechapel Gallery (1983), fino alla 41ª Biennale di Venezia (1984), dove partecipa come artista indipendente. Nel 1985 è finalista al Turner Prize, confermando il suo ruolo di figura chiave nella riflessione critica sull’arte contemporanea.


Galleria Internazionale d’Arte Moderna

C. del Tentor, 2076


Date

15 novembre 2025 - 1 marzo 2026

 
 
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