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Fino al 20 dicembre 2025, la galleria Marignana Arte di Venezia presenta Préludes o della forma in-attesa, una collettiva che riunisce le opere di Greta Ferretti, Olga Lepri e Sara Pacucci, tre giovani pittrici formatesi all’Accademia di Belle Arti di Venezia.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Greta Ferretti, Soma purpurea: inhabiting  the ruins, 2025

In musica, il prélude è un brano che precede l’opera, un frammento suonato “a sipario chiuso”, un annuncio di ciò che sta per accadere. Deriva dal latino praeludere – “giocare prima” – e racchiude in sé il senso di un esercizio, di un gioco preliminare che prepara ma non definisce. Nel preludio, tutto è ancora aperto, indefinito, in-attesa. È la forma che non si è ancora compiuta, ma che già custodisce in sé la promessa del possibile.


Questo concetto diventa il cuore della mostra. Préludes o della forma in-attesa non celebra l’opera compiuta, ma quel fragile momento aurorale in cui la forma si affaccia alla luce. È un progetto che riflette sulla libertà creativa come atto irriducibile, sull’arte come esercizio di apertura e rischio, contro la prevedibilità della produzione automatica e l’omologazione digitale. In un’epoca in cui le immagini si generano e si consumano a ritmo algoritmico, il preludio si fa gesto umano, resistenza poetica, atto di indeterminazione.


Le opere di Ferretti, Pacucci e Lepri dialogano proprio in questo spazio di sospensione. In Nello sguardo di Rubina, di Greta Ferretti, l’immagine emerge come visione che sfiora l’eternità, sospesa tra intuizione e memoria. Nei dipinti di Sara Pacucci, come The Lost Dream e Before the Sun, la pittura diventa apparizione, un’immagine che “ci visita”, come scrive l’artista, e che resta in bilico tra rivelazione e dissoluzione. Le opere di Olga Lepri, infine, abitano un tempo di attesa e di “non-ancora”: in lavori come Battito (Slipaway) e Applauso (Slipaway), la forma si manifesta come gesto cieco, un disegno che anticipa la vista, un ritmo che preannuncia la visione.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Olga Lepri, Caduta, 2025

Ciò che accomuna le tre artiste non è uno stile, ma una posizione critica nei confronti del tempo e del vedere. Préludes si fa così racconto corale della pittura come spazio dell’inizio, come forma che si apre all’imprevisto e che resiste alla fissità del compimento.


Il percorso espositivo si articola in tre sale – una per ciascuna artista – e culmina in uno spazio corale in cui i linguaggi si intrecciano. È una drammaturgia della percezione: l’intransigenza luminosa di Ferretti apre lo sguardo, la delicatezza di Pacucci lo accoglie, l’ascensione di Lepri lo libera. In questo movimento, la mostra diventa esperienza immersiva e riflessione sul tempo dell’arte: non più il tempo della produzione, ma quello dell’inizio, della promessa, della forma che ancora non si compie.



Shiota Chiharu, Accumulation - Searching for the Destination 2014/2019
“Préludes o della forma in-attesa”, installation view, opere di Sara Pacucci

Camminando tra le sale di Marignana Arte, il visitatore si trova in un paesaggio sospeso, dove la pittura non rappresenta, ma attende. Préludes o della forma in-attesa è, in definitiva, un invito a sostare nella soglia del possibile, dove l’arte ritrova il suo potere più autentico: trattenere, evocare, aprire al nuovo.


Marignana Arte

Dorsoduro 141, Rio Terà dei Catecumeni, Venezia


Date 4 ottobre - 20 dicembre 2025




 
 

Sabato 11 ottobre 2025, negli spazi della galleria Mondoromulo Arte Contemporanea a Castelvenere, ha inaugurato la mostra di Alessandro Trapezio, Now I see you, Now you see me, a cura di Francesco Creta.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Alessandro Trapezio "Now I See You, Now You See Me"

Un titolo che si specchia in sé stesso, diventando dichiarazione di poetica e paradosso: un invito e un’accusa insieme, in cui l’artista e lo spettatore si scambiano continuamente di posto.


La mostra riunisce due progetti distinti ma dialoganti — Closer e Power, Corruption & Lies — che affrontano la questione dello sguardo e del suo potere di costruire e decostruire le relazioni. In Closer, omaggio alle fotografie di Dino Pedriali dedicate a Pier Paolo Pasolini, Trapezio spia la performer Gaia Ginevra Giorgi con un’attenzione intima, mai invasiva. Il fotografo si avvicina con la lente ma non oltrepassa il limite, trasformando l’atto del vedere in una forma di carezza visiva. Lo spettatore diventa così testimone di un rapporto di fiducia, in cui la distanza tra osservatore e soggetto è sottile ma mai violata.


All’opposto, Power, Corruption & Lies — che prende il nome dall’iconico album dei New Order del 1983 — ribalta la prospettiva: qui non siamo più noi a guardare, ma a essere guardati. Le modelle ritratte, protagoniste di scatti e poster volutamente piegati e imperfetti, rivendicano la propria presenza, restituendo lo sguardo a chi osserva. Non corpi da contemplare, ma sguardi che colpiscono, indagano, giudicano.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Alessandro Trapezio "Now I See You, Now You See Me"

Come sottolinea Francesco Creta, curatore della mostra, Trapezio “rompe i canoni del rapporto modella-fotografo, privilegiando la connessione umana al di sopra della posa estetica. È lo sguardo a determinare il momento dello scatto, in un continuo ribaltamento di ruoli tra chi guarda e chi è guardato.”


Nelle sale della galleria si crea così un cortocircuito visivo e sensoriale: Closer si presenta come un “peep show” sonorizzato, un’esperienza privata e quasi tattile, mentre Power, Corruption & Lies apre la mostra con immagini di nudo che diventano strumenti di emancipazione e consapevolezza. Ogni soggetto partecipa attivamente al processo creativo, intervenendo sull’immagine e sul suo destino. È un gesto politico e poetico insieme: la riappropriazione del proprio volto, della propria presenza, del proprio sguardo.


Questa mostra parla del guardare nella sua forma più pura — spiega Creta — liberandosi dalle sovrastrutture tecniche e dalle convenzioni sociali. È un punto d’incontro in cui lasciarsi guardare e osservare fino a toccare con gli occhi ciò che normalmente si evita.”


Shiota Chiharu, Accumulation - Searching for the Destination 2014/2019
Alessandro Trapezio "Now I See You, Now You See Me"

Now I see you, Now you see me diventa così una riflessione sulla fotografia come linguaggio e come gesto. Trapezio sposta l’attenzione dalla perfezione estetica alla relazione, dall’immagine al contatto, invitando a una visione consapevole, fisica, quasi “aptica”, in cui l’occhio diventa mano.



Galleria Mondoromulo Arte Contemporanea

Strada Nazionale Sannitica, 169 – 82037 Castelvenere BN


Date 11 ottobre - 10 gennaio 2026




 
 

Dal 29 ottobre, la GAM di Torino presenta la prima mostra antologica in un’istituzione italiana dedicata a Linda Fregni Nagler, a cura di Cecilia Canziani, nell’ambito della TERZA RISONANZA.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Linda Fregni Nagler, Deardevil, 2014

L'artista, da anni residente in Italia, utilizza la fotografia come strumento di indagine e di riscrittura del visibile, intrecciando ricerca storica, collezionismo e riflessione sulla materialità dell’immagine. La sua pratica, nutrita da un’attenzione costante ai processi di costruzione dello sguardo, indaga convenzioni iconografiche e cliché visivi, trasformando fotografie anonime e reperti dimenticati in nuove narrazioni capaci di interrogarci sul nostro rapporto con il tempo e con la memoria.


La mostra di Linda Fregni Nagler, intitolata Anger Pleasure Fear, riunisce più di vent’anni di lavoro, articolandosi come un percorso attraverso cicli differenti. Al centro, il dialogo tra The Hidden Mother (presentata alla Biennale di Venezia 2013) e la nuova serie Vater (Father), dedicata al rituale del Mensur, duello praticato nelle confraternite studentesche dell’Europa centrale, in cui le cicatrici diventano emblema di coraggio e distinzione. In questo confronto tra presenza e occultamento, corpo e simbolo, la fotografia di Fregni Nagler si fa luogo di tensione poetica e riflessione etica.


Attorno a questo nucleo si dispiega un corpus di opere che restituisce la complessità della sua ricerca. Pour commander à l’air (Premio MAXXI 2014) rilegge immagini di cronaca liberandole dal contesto per trasformarle in frammenti sospesi, mentre le serie Untitled e Smokes, clouds, explosions aprono un dialogo con la modernità attraverso reperti del mondo industriale e lastre per lanterna magica, base anche della performance Things that Death Cannot Destroy.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Linda Fregni Nagler, Vater (LFN_026), 2025

Completano il percorso alcune opere chiave: la serie giovanile Non voglio uccidere nessuno, il progetto inedito Little History of Subjugation, che esplora l’ambigua relazione tra umano e animale, e una lastra fotografica realizzata in collaborazione con il fisico Michael Doser, esposta a un flusso di antiprotoni, che rende visibile la presenza dell’antimateria.


Attraverso l’atto del raccogliere e reinterpretare, Linda Fregni Nagler trasforma la fotografia in un pensiero vivo, in una riflessione sull’immagine come oggetto e come soggetto della memoria. Ogni lavoro si colloca in una zona liminale, dove documento e visione, scienza e poesia, si sovrappongono.


Shiota Chiharu, Accumulation - Searching for the Destination 2014/2019
Linda Fregni Nagler, A Moment of Suspense, 2014

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Quodlibet, con saggi di Cecilia Canziani, Geoff Dyer, Luisella Farinotti, Federico Nicolao e Dieter Roelstraete, a testimoniare la portata internazionale di un’artista che da oltre vent’anni indaga la fotografia come archivio della sensibilità contemporanea.



GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Via Magenta, 31, Torino


Date 29 ottobre - 1 marzo 2026




 
 
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