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La grande mostra monografica dedicata all’artista giapponese Chiharu Shiota arriva al Museo d’Arte Orientale di Torino in anteprima nazionale.


Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019
Shiota Chiharu, Uncertain Journey, 2016/2019

Il progetto è curato da Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum di Tokyo e ideatrice del format originale, e da Davide Quadrio, direttore del MAO, con la collaborazione curatoriale di Anna Musini e Francesca Filisetti.


Dopo essere stata presentata in prestigiose sedi internazionali come il Grand Palais di Parigi, il Busan Museum of Art, il Long Museum West Bund di Shanghai e lo Shenzhen Art Museum, la mostra arriva in anteprima nazionale al MAO — e per la prima volta assoluta in un museo di arte asiatica — con un progetto di straordinaria forza visiva e concettuale.


Attraverso disegni, fotografie, sculture e installazioni monumentali, The Soul Trembles ripercorre l’intera produzione di Shiota, restituendo la dimensione poetica di un linguaggio che indaga la memoria, l’identità e la fragilità dell’esistenza. Spesso ispirate da esperienze personali, le sue opere esplorano l’intangibile — ricordi, sogni, emozioni — trasformandolo in spazi di contemplazione collettiva, dove la materia si intreccia all’invisibile.


Tra le opere presentate figurano alcune delle più iconiche installazioni di Chiharu Shiota: Where Are We Going? (2017–2019), metafora del viaggio e dell’incertezza del futuro; Uncertain Journey (2016), con barche immerse in una trama di fili rossi che evocano incontri e destini; In Silence (2008), con un pianoforte bruciato avvolto da fili neri, a rappresentare il silenzio dopo la distruzione; Reflection of Space and Time (2018), sull’idea di presenza e assenza; Inside–Outside (2009), riflessione sui confini tra pubblico e privato; e la monumentale Accumulation – Searching for the Destination (2021), composta da centinaia di valigie sospese, simbolo di memoria, viaggio e migrazione.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Shiota Chiharu, In Silence 2002/2019

Come di consueto nei progetti del MAO, The Soul Trembles è concepita come un organismo vivo, accompagnato da un articolato public programme di performance, proiezioni, incontri e conferenze, insieme ad attività educative e laboratori per scuole, famiglie e visitatori di ogni età.


La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue edito da Silvana Editoriale, con testi di Mami Kataoka e Davide Quadrio, oltre a contributi di studiosi internazionali e un ricco apparato iconografico.


A partire dal 19 novembre 2025, un’opera inedita dell’artista, The Moment the Snow Melts, sarà inoltre esposta al MUDEC di Milano nell’ambito del progetto Il senso della neve, a cura di Sara Rizzo: un’installazione che utilizza la precarietà della neve come metafora delle relazioni umane.


Shiota Chiharu, Accumulation - Searching for the Destination 2014/2019
Shiota Chiharu, Accumulation - Searching for the Destination 2014/2019

Con The Soul Trembles, il MAO conferma la propria vocazione a mettere in dialogo Oriente e Occidente, offrendo al pubblico italiano un’esperienza immersiva e poetica sul linguaggio universale dell’anima.


MAO Museo d’Arte Orientale


Date 22 ottobre 2025 – 28 giugno 2026

 



 
 

Il 19 ottobre Pino Pascali avrebbe compiuto novant’anni. A cinquantasei anni dalla sua scomparsa, la Fondazione Pino Pascali celebra l’artista con un intenso weekend di eventi nella sua Polignano a Mare.


Philip Guston, The Ladder 1987 National Gallery of Art (Washington, DC, USA), The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Roberto Cuoghi, A(XLVIIPs)t, 2021 Photo: Sarah Muehlbauer

Due le date principali: il 18 Ottobre l’inaugurazione del Premio Pino Pascali assegnato quest’anno a Roberto Cuoghi, e il 19 Ottobre l’apertura della mostra “Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi”, un percorso espositivo dedicato alla vita, alle opere e all’eredità artistica di uno dei protagonisti più vitali del Novecento italiano.


Il Premio Pino Pascali a Roberto Cuoghi

Istituito nel 1969 da Palma Bucarelli insieme ai genitori dell’artista, il Premio Pino Pascali è tra i riconoscimenti più longevi e significativi nel panorama dell’arte contemporanea italiana. Nel corso degli anni ha premiato artisti come Jannis Kounellis, Vettor Pisani, Maurizio Mochetti, Vincenzo Agnetti, Jan Fabre, Nathalie Djurberg, Ibrahim Mahama, fino alle recenti edizioni dedicate a Francesco Arena e Nico Vascellari.


Per la XXVII edizione, la Fondazione ha scelto Roberto Cuoghi, riconoscendone “la capacità di coniugare dimensione individuale e riflessione socio-antropologica, in un dialogo con la metamorfosi e la sperimentazione che lo avvicinano alla poetica di Pascali”.


Nato a Modena nel 1973, Cuoghi è tra le figure più originali della scena artistica internazionale. Il suo lavoro, che attraversa pittura, scultura, suono e installazione, esplora l’idea di trasformazione e imitazione come pratiche creative. Dopo la partecipazione alla 57. Biennale di Venezia nel Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani con l’opera Imitazione di Cristo, Cuoghi ha esposto al Fridericianum di Kassel e con la retrospettiva Perla Pollina 1996–2016 tra il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il Museo Madre di Napoli. La sua personale alla Fondazione Pascali, realizzata con le gallerie Chantal Crousel e Hauser & Wirth, ripercorrerà dieci anni di ricerca e sperimentazione.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Pino Pascali, Algida, 1959-62, Collezione privata, Bari  

Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi

Il giorno successivo, il 19 ottobre alle ore 19, la Fondazione inaugura la mostra Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi, un omaggio che ricostruisce la parabola creativa dell’artista, dagli esordi romani agli anni della piena maturità. Il percorso espositivo, allestito negli spazi del basement del museo, comprende opere, documenti, scenografie, fotografie e materiali d’archivio che restituiscono l’immaginario e la personalità di Pascali.


La mostra ricrea idealmente l’ambiente del suo studio, con oggetti e strumenti che raccontano il rapporto diretto tra vita e pratica artistica. Si ripercorrono le prime partecipazioni a collettive, le esperienze televisive, i lavori preparatori e le installazioni che hanno reso Pascali una figura chiave del linguaggio poverista e concettuale in Italia.


Con queste due iniziative – il Premio a Cuoghi e la retrospettiva dedicata al fondatore – la Fondazione Pino Pascali rinnova il suo ruolo di punto di riferimento per la promozione dell’arte contemporanea in Puglia, trasformando il novantesimo anniversario dell’artista in un’occasione di riflessione sul presente e sul futuro dell’arte italiana.


Fondazione Pino Pascali Bari

Date XXVII Roberto Cuoghi

18 Ottobre 2025 – 3 maggio 2026

PINO PASCALI. Dal 1956 ad oggi

19 ottobre 2025 – 31 Dicembre 2025



 
 

La mostra di arte moderna nigeriana riunisce oltre 250 opere di più di 50 artisti, tra cui Ben Enwonwu ed El Anatsui, provenienti da collezioni africane, europee e statunitensi.


Philip Guston, The Ladder 1987 National Gallery of Art (Washington, DC, USA), The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Uzo Egonu, Women in Grief 1968, © The estate of Uzo Egonu, Tate

Attraversando il periodo dal dominio coloniale all’indipendenza e oltre, Nigerian Modernism celebra una rete internazionale di artisti che unirono tradizioni africane ed europee, creando un’eredità artistica unica.


Negli anni ’40, con il sistema educativo sotto controllo britannico, molti artisti nigeriani si formarono nel Regno Unito, bilanciando influenze occidentali e identità indigene. Aina Onabolu fu pioniere del ritratto moderno, Akinola Lasekan rappresentò miti yoruba, mentre Ben Enwonwu e Ladi Kwali combinarono formazione europea e tradizioni locali, sviluppando nuove visioni della cultura africana.


L’indipendenza del 1960 ispirò una rinascita artistica. La Zaria Arts Society — con Uche Okeke, Demas Nwoko, Yusuf Grillo e altri — promosse la “Sintesi Naturale”, fondendo forme indigene e linguaggi moderni. Lagos divenne un vivace centro culturale, tra architettura modernista, arte pubblica e musica Highlife, mentre a Ibadan il Mbari Club, fondato da Ulli Beier, univa artisti e scrittori come Chinua Achebe e Wole Soyinka, legandosi alla rivista panafricana Black Orpheus.


Philip Guston If This Be Not I 1945 Mildred Lane Kemper Art Museum. Univerity purchase, Kende Sale Fund, The Estate of Philip Guston, courtesy Hauser & Wirth
Nike Davies-Okundaye, Animal World 1968Kavita Chellaram. Image courtesy of kó, Lagos © Nike Davies Okundaye

Negli stessi anni nacquero movimenti che riscoprirono la spiritualità yoruba. L’austriaca Susanne Wenger fondò il New Sacred Art Movement e guidò il restauro del Bosco Sacro di Osun-Osogbo. Parallelamente, la Oshogbo Art School incoraggiò la sperimentazione di artisti come Nike Davies-Okundaye e Twins Seven Seven, che esplorarono identità e miti locali.


La guerra civile del 1967 interruppe l’ottimismo post-indipendenza, spingendo molti artisti a riflettere sull’unità nazionale. Riemersero i motivi “uli” della tradizione Igbo, reinterpretati da Uche Okeke e dagli artisti della Nsukka Art School come Obiora Udechukwu e Ndidi Dike, che ne fecero un linguaggio modernista e simbolo di resilienza.


Philip Guston Sleeping 1977 Promised gift of Musa Guston Mayer to the Metropolican Museum of Art, New York, The Estate of Philip, courtesy Hauser & Wirth
Bruce Onobrakpeya, The Last Supper 1981 © reserved. Tate


La mostra si conclude con Uzo Egonu, la cui serie Stateless People (1980) riflette sull’identità diasporica nigeriana e sul rapporto tra appartenenza nazionale e libertà artistica.


Tate Modern Bankside London SE1 9TG

Date 8 ottobre 2025 – 10 maggio 2026



 
 
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