La rivoluzione espressionista di Edvard Munch al Centro Culturale Candiani
- Redazione

- 29 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Dal 30 ottobre 2025 al 1° marzo 2026, il Centro Culturale Candiani di Mestre presenta MUNCH. La rivoluzione espressionista, una grande mostra a cura di Elisabetta Barisoni e promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Un progetto che prende Edvard Munch come punto di partenza per raccontare l’eredità dell’Espressionismo e la sua forza dirompente, capace di attraversare un secolo di storia dell’arte fino a oggi.

“Non dipingerò più interni con uomini che leggono e donne che cuciono. Dipingerò persone vive, che respirano e sentono e soffrono e amano.” Questa celebre frase di Munch riassume la sua rivoluzione pittorica: un’urgenza espressiva che rompe i confini tra arte e vita, aprendo la strada a una rappresentazione dell’essere umano nella sua fragilità e tensione esistenziale.
La mostra MUNCH. La rivoluzione espressionista, ospitata eccezionalmente nelle sale del terzo piano, nasce da un nucleo prezioso conservato alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro — quattro grafiche di Munch (Angoscia, L’urna, La fanciulla e la morte, Ceneri) — e si sviluppa in sette sezioni tematiche. Il percorso mette in dialogo l’artista norvegese con le correnti che lo precedono e con quelle che ne raccolgono l’eredità, dal Simbolismo al Postimpressionismo, fino alle Secessioni di Monaco, Vienna e Berlino, dove Munch divenne figura cardine.
Proprio la Secessione di Berlino, nata nel 1898, trova in Munch uno dei suoi inneschi: la sua esposizione del 1892 fu violentemente criticata dai tradizionalisti, provocando una spaccatura irreversibile che avrebbe aperto la strada alle avanguardie. Accanto a Munch, il percorso presenta opere di Franz von Stuck, Max Klinger, Liebermann, Egger-Lienz, ma anche autori italiani come Arturo e Alberto Martini, interpreti di un simbolismo visionario e inquieto.
L’esposizione prosegue con un dialogo tra il maestro norvegese e i protagonisti del Simbolismo europeo – da Redon a Böcklin, da Rops a Ensor – e con gli artisti italiani che, come Adolfo Wildt, Cesare Laurenti e Ugo Valeri, ne hanno declinato i linguaggi in chiave drammatica e onirica.

Ampio spazio è dedicato al lascito di Munch nella grafica espressionista tedesca, dal gruppo Die Brücke con Erich Heckel alla generazione successiva di Otto Dix e Max Beckmann, che tradussero nel segno inciso il trauma del Novecento.
Nell’ultima sezione, L’urlo contemporaneo, la mostra approda ai giorni nostri: da Renato Guttuso e Zoran Mušič, che raccontano la violenza della storia, fino a Emilio Vedova, Ennio Finzi, Mike Nelson, Tony Oursler, Marina Abramović e Shirin Neshat, interpreti di un dolore che ancora attraversa l’umanità.

MUNCH. La rivoluzione espressionista è dunque un viaggio nella genealogia dell’inquietudine moderna, ma anche un racconto sull’attualità del suo linguaggio. Come scrive Barisoni, “l’urlo di Munch non si è mai spento: è un suono che ancora risuona nelle pieghe del presente, ricordandoci che l’arte, per essere viva, deve continuare a ferire e a guarire”.
Centro Culturale Candiani
P.le Luigi Candiani 30174, Venezia - Mestre
Date
30 ottobre - 1 marzo 2026






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